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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Noto gioielliere trevigiano a processo per maltrattamenti e stalking

La vittima è la moglie 35enne dell'uomo, un giovane rampollo di buona famiglia di 33 anni. Scattava anche foto di lei svestita le mandava a un gruppo di conoscenti

Pedinata, insultata, denigrata in pubblico dicendole «spiega a tutti perché sei una p...».  E' per maltrattamenti familiari, esercizio arbitrario delle proprie ragioni e stalking il processo che è iniziato ieri, martedì 23 febbraio, e che ha come protagonista un noto gioielliere di Treviso di 33 anni. Vittime della persecuzione sono invece la moglie, 35enne, e i due figli minorenni della coppia. L'uomo è anche stato sottoposto alla misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati da lei, che è stata eseguita il 24 agosto. Il dibattimento era stato istruito di fronte al collegio del tribunale di Treviso, composto dai giudici Umberto Donà, Alberto Fraccalvieri e Carlotta Brusegan. Ma per una questione tecnica e procedurale il pubblico ministero Massimo Zampicinini ha chiesto e ottenuto che l'imputato compaia invece di fronte al giudice monocratico. Si ricomincia a maggio, con la sfilata dei testimoni dell'accusa.

Sullo sfondo di questa vicenda  c'è la storia travagliata del rapporto fra il rampollo di una nota famiglia trevigiana e la moglie, difesa dall'avvocato Helga Lopresti. Che, all'incirca a primavera inoltrata dell'anno scorso, finisce gambe all'aria. Il giovane inizia quindi una vera e propria campagna persecutoria e denigratoria. Secondo le indagini non si sarebbe limitato a insultarla ma  l'avrebbe sottoposta a continue vessazioni, svegliandola in piena notte con l'accensione delle luci della camera da letto, gettandole i vestiti nella vasca da bagno piena d'acqua, riprendendola di nascosto mentre si svestiva e inviando le foto rubate con il cellulare ad un gruppo di conoscenti, minacciandola addirittura di raccontare di un suo aborto praticato quando era molto giovane. In una occasione sarebbe arrivato addirittura a seguirla e, mentre si trovava a cena con dei suoi amici, staccarle i cavi della batteria.

Il 33enne avrebbe anche cercato di bloccare il ritorno a casa della consorte non già ricorrendo ad un giudice per imporre il suo diritto di proprietà sull'immobile, ma decidendo di cambiare le serratura e chiudendola fuori. Non prima, però, di agire come un vero e proprio stalker, causando alla 35enne uno stato di ansia e di paura per sé stessa, i figli e per i propri parenti. E' così che, tra il giugno e il luglio del 2020, rincorre la vittima a bordo del proprio scooter, la fa pedinare affinché gli venga riferito dove vada, le porta il figlio, che finge di lasciare davanti alla porta di casa ma, una volta che la donna esce dall'abitazione per riprenderselo, riparte in macchina portandosi dietro il piccolo.

Poi, a luglio, parte la pletora di messaggi in cui chiede di riallacciare i rapporti. La risposta della ex moglie è sprezzante e lui, alla presenza di altre persone,  le dice: "Sei venuta a letto con me in questi dieci anni, una che mi fa certi servizi non gli viene da vomitare, o no?". 

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