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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Indagine ferma per problemi al server, scende in campo il ministro D'Incà

Il sistema non riesce a trasmettere telematicamente gli atti dell'indagine sulle truffe in Veneto Banca a Padova a causa dell'alto numero parti offese, che sarebbero oltre tremila. Il ministero stamani ha garantito che il problema sarà risolto. Sulla vicenda è intervenuto anche il dicastero per i Rapporti con il Parlamento

Resta incerto il "quando" e soprattutto il "come" si porrà rimedio ma il ministero della Giustizia, nella mattinata di oggi, martedì 31 agosto, ha fatto sapere alla Procura di Treviso di non essere stato a conoscenza dell'empasse che impedisce agli uffici di caricare telematicamente il fascicolo relativo all'inchiesta sulle truffe di Veneto Banca, impegnandosi però, quanto prima, per risolvere il problema.

E' la risposta che arriva da Roma e relativa alle difficoltà tecniche relative all'invio degli  atti che devono essere trasferiti per via telematica prima che vengano effettuate le notifiche. Ma il server di Padova, quello a cui si appoggiano i vari uffici di giustizia del Veneto, non è in grado di riceverlo. La causa sarebbero le dimensioni del fascicolo stesso, che vede oltre tremila parti lese fra risparmiatori della regione e quelli che avevano dato il "là" all'indagine di Verbania, unificata a quella che è stata chiusa a Treviso.

Sulla questione è intervenuto oggi il ministro dei Rapporti con il parlamento Federico D'Incà. «Non è accettabile - ha detto il ministro - che il processo di Veneto Banca rischi di andare incontro alla prescrizione a causa di un’infrastruttura informatica inadeguata: sarebbe un’ingiustizia per migliaia di risparmiatori che hanno subìto una grande truffa e, più in generale, per la credibilità del nostro sistema giudiziario. Per questo motivo, in seguito all’allarme lanciato dal procuratore di Treviso Massimo De Bortoli, ho contattato immediatamente la Ministra della Giustizia Marta Cartabia per informarla della situazione». 
 
«La questione legata alle truffe da parte delle ex banche popolari nei confronti di migliaia di risparmiatori è sempre stata seguita dal Movimento 5 Stelle che da anni si batte per restituire giustizia ai cittadini ingiustamente danneggiati – prosegue il Ministro D’Incà, che aggiunge -: con il Fir, Fondo indennizzo risparmiatori è stato messo a disposizione 1 miliardo e mezzo di euro come risarcimento ai cittadini truffati. Cittadini che hanno visto arrivare, da circa un anno, gli indennizzi grazie a un lavoro di sinergia istituzionale che vede coinvolta Consap, Commissione tecnica e Mef: ricordo che ad oggi sono stati riconosciuti circa 517 milioni di euro, di cui 388 milioni già corrisposti ai cittadini truffati, per un totale di oltre 94.000 disposizioni di pagamento».

«Una procedura - ha concluso - che sta proseguendo con un ritmo sostenuto e che è stata accelerata grazie anche alla recente convenzione raggiunta tra Consap e Agenzia delle Entrate per effettuare il controllo sul patrimonio mobiliare dei cittadini truffati che nel 2018 avevano un reddito Irpef superiore a 35 mila euro e con patrimonio mobiliare inferiore a 100 mila euro: si tratta di uno sblocco di ulteriori 23 mila pratiche e di una nuova risposta per i risparmiatori. La battaglia del Movimento 5 Stelle proseguirà: gli strumenti informatici devono contribuire a snellire i procedimenti, come sta avvenendo nella fase dei rimborsi con l’automatizzazione dei pagamenti e non essere di intralcio o, peggio ancora, rallentare e pregiudicare il corso della giustizia».

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