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Cronaca

Ucciso da auto-pirata, due degli indagati hanno una alibi di ferro

Si tratta di 51enne e un 31enne, padre figlio di nazionalità kossovara, legati all'auto responsabile dell'incidente che ha portato alla morte di Luciano Paro soltanto da una riparazione in una autofficina fatta nei giorni immediatamente precedenti al sinistro

Riconosciuti attraverso le riprese di una telecamera di video sorveglianza sono stati indagati, con il titolare dell'auto che si pensava fosse alla guida, per omicidio stradale e omissione di soccorso. Ma i due kossavari di 55 e 31 anni, padre e figlio, rintracciati dagli investigatori e a cui erano state notificate le contestazioni del pubblico ministero Anna Andreatta avrebbero un alibi di ferro. «Loro - spiega il legale che li difende, l'avvocato Mauro Serpico - non erano sul luogo dell'incidente che  ha causato la morte di Luciano Paro».

Colpo di scena nella vicenda del sinistro costato la vita all'anziano trevigiano, deceduto sabato 8 maggio scorso a seguito delle conseguenze di un sinistro. Il pensionato 76enne, che intorno alle 19,15 stava percorrendo in bicicletta in Via Podgora, era stato sbalzato di sella dall'impatto con una Golf di colore chiaro. Ricoverato all'ospedale di Treviso con vari traumi, tra cui una caviglia rotta, Paro è rimasto vittima di un improvviso attacco cardiaco. Il 55enne e il 31enne, il primo residente a Casier e il secondo a Treviso, quella sera non sarebbero però mai stata sulla scena della tragedia. "Il padre - spiega l'avvocato Serpico - è un operaio delle ferrovie e quel giorno ha un badge di lavoro timbrato alle 19 in entrata e all'1 di notte in uscita. Non può essere stato nell'auto che ha investito Paro intorno alle 19,15. E lo stesso vale per il figlio, che ha testimoni che lo possono confermare».

Secondo la  ricostruzione del difensore quello che lega i due all'auto è il fatto di aver ricevuto in consegna il mezzo da un persona, che non sarebbe il proprietario, qualche giorno prima l'incidente e averla portata per una riparazione presso una autofficina. «Abbiamo chiesto - dichiara il legale - l'interrogatorio al pubblico ministero per chiarire la nostra posizione. Nel corso della convalida ci è stata mostrata la targa del mezzo ma le riprese mostrano solo tre figure maschili all'interno, del tutto irriconoscibili».

La Procura sta ancora cercando il titolare della macchina, che si troverebbe all'estero. Ma a questo punto è dubbio se si tratti del "pirata" che ha investito Paro senza fermarsi o se il responsabile dell'incidente sia un'altra persona a cui la vettura era stata data.    

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