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Cronaca

Sentenza Petrillo, arriva una "censura" all'operato della Procura di Treviso

Depositate le motivazioni del giudizio in cui, in primo grado, l'ex assistente sanitaria è stata condannata a 8 anni e sei mesi

Nelle motivazioni della sentenza con cui il 1 marzo del 2022 l'ex assistente sanitaria Emanuela Petrillo, 37enne di Spresiano, è stata condannata dal Tribunale di Udine a 8 anni e sei mesi di carcere ( in primo grado) per avere solo finto di iniettare i vaccini a circa 8 mila pazienti, per lo più bambini, tra 2009 e 2017, durante il periodo in cui prestò servizio come assistente sanitaria presso le Asl di Udine, Codroipo e Treviso  (per i fatti antecedenti al 2012 è arrivata in soccorso la prescrizione dei reati), c'è una "censura" all'operato della Procura di Treviso che, nel 2017, chiese l'archiviazione della denuncia inoltrata  dall'Usl 2 di Treviso.

Il passaggio si legge a pagina nove del dispositivo, depositato nelle scorse settimane. Il sostituto procuratore Barbara Sabbattini aveva chiesto l'archiviazione della querela, presentata dal dirigente medico Giovanni Gallo, non ritenendo gli elementi sufficienti a sostenere un'accusa. Le circostanze riportate da Gallo nella denuncia facevano riferimento ai bidoncini di materiale di scarto medico, che contenevano le siringhe all'interno delle quali vi sarebbero state quantità di liquido vaccinale incompatibili con l'effettuazione della profilassi.

«Al di là delle conclusione dell'autorità giudiziaria di Treviso - scrivono i giudici Paolo Milocco, Carla Missera e Nicolò Gianesini - di certo, in punto di fatto, le risultanze dibattimentali smentiscono l'indicazione, che si ritrova nella motivazione della richiesta di archiviazione, relativamente alla presenza nel bidoncino attribuito alla Petrillo di una singola fiala non utilizzata, in quanto il rinvenimento nei contenitori dei rifiuti speciali di una fiala contenente verosimilmente liquido vaccinale non utilizzato dall'indagata non appare decisivo per affermarne la colpevolezza". Oltre la richiesta di archiviazione, continuano i giudici, "che non può considerarsi (come chiesto dalla difesa, n.d.r.) una fonte di prova, non si comprende da dove questo dato sia stato tratto».

«In realtà - spiega l'avvocato Paolo Salandin, difensore della Petrillo (che ha già presentato il ricorso in Appello) il particolare sarebbe relativo al fatto che solo una fiala sarebbe stata attribuibile in maniera incontrovertibile alla mia assistita, mentre sulle altre sussisteva il dubbio».

Per il tribunale friulano le prove contro la Petrillo starebbero invece proprio nel contenuto dei rifiuti speciali e nelle dichiarazioni dei colleghi dell'ex assistente sanitaria, che avrebbero visto le siringhe utlizzate per la vaccinazione entrare a livello sotto cutaneo solo per qualche millimetro e comunque mai con lo stantuffo spinto fino alla fine, in modo tale da fra penetrare il liquido. Inoltre ad accusare la 37enne vi sarebbero i risultati dell'incidente probatorio, fatto su suoi pazienti, e che mise in evidenza un livello di mancata risposta anticorpale che era molto più alta di quanto ci si sarebbe attesi secondo la letteratura medica, in particolare relativamente al morbillo. 

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