Anica forse gettata nel Piave già morta, il Procuratore: «Si indaga per omicidio»
Il corpo di Anica Panfile, 31 anni, presenta segni evidenti sul capo e al volto. Marco Martani: «Dall'autopsia non sono emersi segni che depongono per l'asfissia o l'annegamento. Ipotesi suicidio è ora improbabile»
Anica Panfile, 31 anni, è morta a causa dei traumi provocati al capo con un corpo contundente. Nessun segno di asfissia o annegamento: la cittadina romena, dipendente Israa che viveva con la famiglia in via Ronchese a Treviso, era probabilmente già morta quando è finita nelle acque del fiume Piave. Il decesso probabilmente risalirebbe già a giovedì scorso, giorno della sua scomparsa, subito denunciata dal compagno, un ex autotrasportatore trevigiano di 58 anni, ai carabinieri. Il cadavere è stato trovato da un pescatore domenica scorsa a Spresiano, sotto un pilone di un ponte, quello dell'autostrada. L'ipotesi del suicidio perde via via quota con il trascorrere delle ore: la Procura si appresta ad aprire un fascicolo per omicidio volontario, per ora senza imputati. Dagli inquirenti, per ora, vige il massimo riserbo e anche lo stesso entourage famigliare della straniera non si espone. Del caso oggi ha parlato, nel corso di una conferenza stampa, il Procuratore capo di Treviso, Marco Martani che ha commentato gli esiti dell'esame autoptico effettuato ieri, 24 maggio, dall'anatomopatologo Antonello Cirnelli.
«Potrebbe diventare un'ipotesi di reato di omicidio volontario anzichè di istigazione al suicidio, lo stiamo valutando» ha detto il capo del magistrati trevigiani «l'indagine è in corso: vengono sentite, e in parte sono già state sentite le persone che avevano rapporti con la donna, cercando di approfondire: siamo alle prime battute e di più non posso dire. Le condizioni del cadavere sono compatibili con un decesso di poco successivo alla scomparsa, potrebbe già essere morta giovedì pomeriggio o nella serata di giovedì».
«In questo momento l'ipotesi del suicidio appare molto improbabile» ha continuato «la vittima non disponeva di un veicolo e quindi questo concorre a rendere poco l'ipotesi del suicidio. Dall'autopsia non sono emersi dei segni che depongono per una morte da asfissia o da annegamento, quantunque quest'ipotesi viene ulteriormente approfondita con dei prelievi di tessuti ed esami istologici. Sono emersi molteplici traumi contusivi al volto e al capo. Sono gli esiti provvisori che abbiamo avuto in maniera sintetica dal consulente medico legale. Adesso approfondiremo anche questa ipotesi: potrebbe essere morta per i traumi da caduta dall'alto e poi finita in acqua già morta, agonizzante, motivo per cui non ci sarebbero segni da annegamento».