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Cronaca

Omicidio a Borgo Capriolo, chiesto un risarcimento di 3 milioni e 600 mila euro

La richiesta è stata formalizzata oggi, mercoledì 19 gennaio, dall'avvocato Francesco Murgia, che assiste la famiglia di Domenico Joco Durdevic, ferito a morte dal nipote Branko lo scorso febbraio. La difesa, affidata all'avvocato Alessandra Nava, ha invece chiesto la nullità del capo di imputazione e l'esame, in incidente probatorio, dei dispositivi elettronici sequestrati dagli inquirenti

Tre milioni e seicento mila euro. E' questa la richiesta che il legale della famiglia di Domenico Joco Durdevic, l'avvocato Francesco Murgia, ha presentato come risarcimento dei danni nel corso dell'udienza preliminare a carico di  Branko Durdevic, il 37enne accusato di aver ucciso volontariamente, con l'aggravante della premeditazione, lo "zio" 53enne il pomeriggio dell'8 febbraio scorso, a Borgo Capriolo, nel quartiere di Santa Bona a Treviso, sparandogli un colpo di pistola calibro 9,21. Il proiettile colpì Joco alla nuca, che morì 5 settimane dopo, il 15 di marzo. Branko  è accusato anche dei tre tentati omicidi, aggravati dalla premeditazione, del genero della vittima, Giampiero Petricciolo, e di Vera Olah e Samantha Durdevic, che erano le figlie di Domenico.

La difesa del 37enne, affidata all'avvocato Alessandra Nava, ha da parte sua chiesto la nullità del capo di imputazione per la sua genericità e un esame, da svolgere con la formula dell'incidente probatorio, su tutti i supporti elettronici, dai computer ai telefonini, oggetto di sequestro e di proprietà della vittima e del presunto assassino. La Nava vuole non solo dimostrare, attraverso l'analisi delle email e dei messaggi, che Joco "provocò" Branko, creando un clima di forte intimidazione causato da dissapori familiari tra cui anche una disputa sulle nipoti di Domenico Durdevic, ma che questi sapeva bene che la piccola e la madre non si trovavano con il 37enne. Branko insomma, per il suo legale, non aveva idea che quel giorno avrebbe ricevuto la visita dello “zio”. Per quanto riguarda invece il capo di imputazione, per la Nava «quello che salta all'occhio è l'estrema genericità dell'aggravante della premeditazione, che non viene per nulla spiegata».

Il pubblico ministero Gabriella Cama si è riservata sulla richiesta di incidente probatorio. Il gup Marco Biagetti deciderà il prossimo 9 febbraio.  

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