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Cronaca

Stipendi non pagati ed esuberi alla mensa dell’ospedale San Camillo

Dopo la cessione, a metà luglio, dell’appalto da Convivio srl a Convivio Servizi srl tramite affitto di ramo d’azienda, i 10 dipendenti tuttora impiegati stanno ancora aspettando le retribuzioni di giugno, luglio e la quattordicesima

TREVISO Mensilità non pagate ed esuberi improvvisi. Sono sul piede di guerra i lavoratori che garantiscono il servizio di ristorazione dell'ospedale San Camillo di Treviso. Dopo la cessione, a metà luglio, dell’appalto da Convivio srl a Convivio Servizi srl tramite affitto di ramo d’azienda a causa delle difficoltà economiche, i 10 dipendenti tuttora impiegati stanno ancora aspettando le retribuzioni di giugno, luglio e la quattordicesima dalla vecchia società. Contemporaneamente, la nuova ditta ha smentito le rassicurazioni sulla continuità occupazionale date ai lavoratori, annunciando in questi giorni almeno 4 esuberi: un contratto a tempo determinato verrà lasciato scadere, mentre agli altri tre lavoratori è stata fatta una proposta che la Fisascat Cisl Belluno Treviso ritiene irricevibile. “L’azienda – spiega Claudio Cavallin della Fisascat – ha deciso di trasferire una parte dei dipendenti, occupati al san Camillo, presso alcune mense scolastiche, con un contratto che prevede la pausa estiva non retribuita e un periodo di prova per qualcuno anche di 45 giorni, nonostante siano occupati presso il San Camillo anche da oltre 20 anni. L’accettazione di questa proposta comporterebbe una riduzione della retribuzione e la perdita degli scatti d'anzianità. La Fisascat e i lavoratori sono disponibili a prendere in considerazione solamente offerte che garantiscano la continuità occupazionale, retributiva e contributiva”.

Un problema, quello che riguarda i dipendenti della ditta che gestisce i pasti per i degenti e dipendenti del San Camillo, che solleva nuovamente la questione degli appalti nella ristorazione collettiva. Donne e uomini assunti quasi tutti con contratti part time, stipendi poveri e disponibilità 7 giorni su 7, che cucinano per scuole e ospedali, e che si ritrovano stretti nella morsa di appalti aggiudicati con “massimi ribassi” che si scaricano sulla riduzione delle ore di contratto, sull’intensificazione dei carichi di lavoro, sulla flessibilità estrema dei turni e sul reddito dei lavoratori occupati in questi settori. Problemi che conoscono bene, ad esempio, i lavoratori e le lavoratrici occupati nell’appalto della ristorazione collettiva dell’Ospedale Ca’ Foncello di Treviso, appalto gestito dalla Serenissima Ristorazione di Vicenza, denunciata dalla Fisascat per attività antisindacale.

“La situazione per i 150 dipendenti – sottolinea la Segretaria Fisascat Belluno Treviso Patrizia Manca – è critica: il lavoro supplementare non viene pagato con le dovute maggiorazioni, gli orari di lavoro non corrispondono ai contratti sottoscritti e lo stress da lavoro è a livelli così alti che negli ultimi mesi molti dipendenti si stanno licenziando. Per affrontare la situazione, Serenissima Ristorazione ha sottoscritto un accordo sindacale peggiorativo per i lavoratori e le lavoratrici, con un’organizzazione sindacale, l’Ugl, non firmataria del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro. Nell’accordo hanno stabilito il pagamento delle ore supplementari come ordinarie, con conseguente perdita per i dipendenti del 30% per ogni ora di lavoro supplementare. La Fisascat Cisl ha depositato un ricorso al giudice per annullare questo accordo e consentire ai lavoratori e lavoratrici di Serenissima Ristorazione di essere trattati alla pari di tutti i lavoratori del settore. Occorre contrastare le logiche al massimo ribasso negli appalti ed arginare il dumping contrattuale. E’ opportuno, oltre che siglare accordi tra le parti sociali e le associazioni imprenditoriali che richiamino alla responsabilità sociale l’impresa, far sì che le aziende siano rispettose degli accordi e si facciano carico di questa responsabilità sociale”.

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