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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

La faccia dipinta di nero e l'anima a pezzi, l'ex allenatore: «Addio Omolade, ti volevamo bene»

Giacomo Filippi era compagno del 39enne trovato morto a Ballarò ai tempi di Treviso. A PalermoToday ha anche ricordato il famoso episodio in cui lui scese in campo, come i compagni, con il volto pitturato per dare un segnale contro il razzismo: «Era un ragazzo estroverso, si capiva che aveva avuto una storia difficile»

«E' morto Omolade? Davvero? Non ci posso credere, che notizia terribile». Reagisce così al telefono Giacomo Filippi, ex allenatore del Palermo, quando apprende la notizia della morte di Akeem Omolade, trovato morto ieri, 13 giugno, nel quartiere palermitano di Ballarò nel silenzio di una macchina, nell'attesa e nella speranza di soccorsi mai arrivati a causa  di un malore in merito al quale gli esami medici di routine faranno definitivamente chiarezza.

Per il giovane nigeriano, appena 39 anni, è stata l'ultima drammatica pagina di un percorso di vita non facile che si è concluso in Sicilia, dove era arrivato per la prima volta nel 2006  per continuare il suo percorso da calciatore trovando poi successivamente la sua dimensione di vita, divenendo interprete per il tribunale.

In particolare Omolade si è dovuto confrontare in modo brusco con la piaga del razzismo: resta alla memoria in particolare il trattamento riservatogli ai tempi della sua prima esperienza al Treviso dai suoi stessi tifosi, che al suo ingresso in campo al Liberati contro la Ternana arrivarono addirittura a boicottare la squadra. Un comportamento indecoroso al quale i compagni di squadra reagirono la settimana successiva nella sfida contro il Genoa dipingendosi la faccia di nero in segno di solidarietà nei confronti del compagno, che quel giorno segnò pure il suo primo gol in carriera, divenendo uno dei primi simboli della lotta alle discriminazioni razziali.

Tra i giocatori di quel Treviso c'era l'ex tecnico del Palermo Giacomo Filippi. L'allenatore partinicese ha ricordato il compagno di squadra con grande emozione: «Era un ragazzo solare ed estroverso – spiega il tecnico a PalermoToday -che si faceva volere veramente bene da tutti. quando eravamo insieme in squadra era ancora veramente giovane. Una persona di compagnia che si vedeva che aveva avuto una storia difficile anche se era molto estroverso».

L'allenatore ha anche ricordato il famoso episodio di Treviso-Genoa, in cui lui scese in campo, come i compagni, con la faccia dipinta di nero: «Lì il problema era che la nostra curva  - rammenta Filippi - aveva fatto gli ululati ai nostri giocatori. Treviso però è diversa e ci è stata vicina in una lotta serrata e voluta contro il razzismo e da lì tante cose sono migliorate. Era una cosa necessaria da fare».
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