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L'INDAGINE / Centro

Indagine sugli alloggi popolari: via Pivato, all'ufficio casa del Comune di Treviso arriva Nobile

Il dirigente dell'ufficio casa finito al centro dell'indagine del nucleo investigativo dei carabinieri sostituito dal segretario generale fino "al venir meno dei presupposti che ne hanno dato origine". Intanto nel risiko delle assegnazioni spuntano nuove rivelazioni

Sarà il segretario generale del Comune, Lino Nobile, a ricoprire l'incarico ad interim dell'Ufficio casa, finito nell'occhio del ciclone nell'inchiesta condotta dal nucleo investigativo dei carabinieri di Treviso sulle assegnazioni "facili" di alloggi ai rom attraverso alcuni "mediatori" (finora quelli noti sono Simone Garbin, Silvana Hudorovic, Gigante Levacovic ed Enrico Renosto). Nobile prenderà il posto di Stefano Pivato, il cui incarico sarà congelato almeno fino alla fine dell'inchiesta avviata lo scorso anno per corruzione e abuso d'ufficio e deflagrata dopo le perquisizioni eseguite due settimane fa: l'atto ufficiale di questo provvedimento è stato firmato ieri, venerdì 17 giugno, dal sindaco di Treviso, Mario Conte. Nobile è stato scelto in qualità di responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza del Comune ed il suo mandatà terminerà con il mandato amministrativo in corso. Il suo vice sarà Gaspare Corrrocher, vicesegretario generale e dirigente affari generali di Ca' Sugana.

Lo scandalo appalti e le conseguenze nei quartieri

In zona San Zeno un lettore descrive il forte malcontento dei residenti per l'assegnazione di una casa ad un persona nomade che sarebbe imparentata con Silvana Hudorovich, la "regina" dei rom e una dei "mediatori". L'uomo, sulla quarantina, si comporterebbe come un autentico "ras" del quartiere. «Siamo arrivati al punto - racconta uno dei suoi vicini - di essere minacciati con il coltello se attraversiamo la strada lungo le strisce pedonali quando sta passando lui con l'auto». La famiglia del rom abiterebbe a San Zeno da almeno quattro anni e in tutto questo tempo il 40enne sarebbe anche stato in galera. «Chiede soldi a tutti - racconta un residente - e poi non gli restituisce mai. A volte è arrivato a veri e propri atti di intimidazione e la resistenza di chi abita qui, soprattutto quella degli anziani, è minima. Ha numerose vetture che parcheggia sotto casa e dal Comune ci è stato detto che ha una regolare licenza per vendere veicoli usati. E' stato del tutto inutile aver segnalato all'amministrazione comunale che sono state fatte delle visure delle targhe e che risultano tutte sottoposte a fermo amministrativo. Sono macchine sue? Non si sa, l'unica cosa certa è che il Comune ci ha detto che l'assegnazione è stata fatta per "ragioni umanitarie. Ma da quando chi vende auto ha diritto ha una casa popolare?». A Santa Bona, altra zona di forte radicamento rom e sinti, che ci ci dice che «si sapeva che succedessero  cosa strane ma qui nessuno ha il coraggio di parlare». Peraltro sono gli stessi nomadi a vedere di cattivo occhio i comportamenti da “balordo” dei componenti della loro comunità. «Ogni volta che succedono problemi - dice un altro abitante di San Zeno - arriva uno "zio" a suonare i campanelli, scusandosi e assicurando che non ci saranno più situazioni di quel tipo».

Chiesto il dissequestro della documentazione

Sul fronte giudiziario sono stati intanto presentati i ricorsi al Tribunale del Riesame di Venezia contro i sequestri di documenti e soprattutto dei telefoni delle persone sottoposte ad indagine. La Procura, nell'acquisire i dispositivi elettronici (sono stati prelevati anche i computer dell'ufficio casa) cerca prove, o piuttosto conferme, alle ipotesi investigative, che potrebbero partire dalle intercettazioni delle conversazioni telefoniche e di messaggi scambiati per sms, whatsapp o telegram.

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