rotate-mobile
Cronaca

Crac Veneto Banca, Massimo De Bortoli in aiuto della Procura generale

I magistrati di Venezia, che a partire dal prossimo 19 ottobre esaminerano il ricorso in appello, hanno chiesto e ottenuto l'applicazione del pubblico ministero trevigiano titolare dell'inchiesta che ha portato l'ex amministratore delegato della ex popolare alla condanna, in primo grado, a 4 anni per ostacolo alla vigilanza e falso in prospetto

Un processo tanto complicato quanto lo è stato quello di primo grado. Questa è la ragione che ha spinto la Procura generale di Venezia ad avvalersi di Massimo De Bortoli, pubblico ministero (con Gabriella Cama) nel procedimento svoltosi a Treviso, nell'appello che Vincenzo Consoli, ex amministratore delegato di Veneto Banca, ha presentato contro la sentenza che lo ha condannato a 4 anni di carcere (oltre all'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e alla la confisca, che scatterà solo quando la sentenza sarà passata in giudicato e avrà percorso tutti e tre i gradi di giudizio, di 221 milioni di euro dal patrimonio personale) per ostacolo alla viglianza e falso in prospetto. 

De Bortoli è stato quindi applicato alla Corte d'Appello per le udienze che avranno inizio il prossimo 19 ottobre. La vicenda si presenta infatti particolarmente complessa: l'indagine, portata avanti proprio dal sostituto trevigiano, era durata quasi due anni e si compone di numerose relazioni tecniche. Difficile, per la Procura generale, entrare così nel vivo della questione, per cui si è reso necessario l'ausilio del magistrato trevigiano.

Secondo la sentenza di primo grado, emessa il 4 febbraio di quest'anno, Veneto Banca, già alla fine del 2013, non era più in grado di operare. «Alla quarta trimestrale del 2013 - si legge nelle motivazioni - il patrimonio di vigilanza era sovrastimato di tra i 748 e i 226 milioni, con margini operativi minimi...ma Consoli ha sottoscritto false attestazioni relative alla coerenza dei dati esposti nelle informative e segnalazioni rispetto alla risultanze contabili, nonché in merito all'adeguatezza degli strumenti e delle modalità di loro rilevazione e controllo interno all'istituto». Il tutto sarebbe scaturito in dati che sono "difformi rispetto alla reale condizione economica, finanziaria e patrimoniale"

Sul falso in prospetto i giudici di Treviso avevano affermato che «dal dibattimento emerge la riconducibilità a Consoli dell'intero sistema organizzativo e di gestione dell'istituto di credito». Nel prospetto informativo del 2014 non sono state riportate «informazioni sul capitale finanziato» né si è dato «conto delle ricadute del fenomeno delle baciate e dei crediti deteriorati sulla situazione economico finanziaria della banca e sulle liquidità delle azioni medesime».

Consoli avrebbe insomma «intenzionalmente perseguito l'obiettivo di assicurare il successo dell'operazione di aumento di capitale alterando agli occhi del pubblico la reale capacità patrimoniale di Veneto Banca, in danno degli investitori che, sulla base delle false informazioni contenute nel prospetto informativo, hanno fatto affidamento sulla sua solidità».

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Crac Veneto Banca, Massimo De Bortoli in aiuto della Procura generale

TrevisoToday è in caricamento