Processo Veneto Banca, la difesa: «Consoli vittima del sistema»
In otto ore di requisitoria oggi, sabato 22 gennaio, il difensore dell'ex ad della banca ha cercato di smontare la tesi accusatoria. Ermenegildo Costabile ha chiuso chiedendo per il suo assistito l'assoluzione da tutti i capi di imputazione. La sentenza è attesa per il 4 febbraio
Dopo 8 ore di arringa difensiva, affidata all'avvocato Ermenegildo Costabile, si è chiuso oggi, sabato 22 gennaio, il processo per il crac di Veneto Banca, che ha visto Vincenzo Consoli, ex amministratore delegato prima e poi direttore generale della ex popolare, unico imputato dei reati di falso in prospetto e ostacolo alla vigilanza. Il legale di Consoli ha chiesto per il suo assistito l'assoluzione per "insussitenza dei capi di imputazione" e in subordine perché "il fatto non costituisce reato".
«Consoli - ha detto Constabile - è stato ingiustamente una vittima del sistema. Nel corso di questi mesi mi sono chiesto se la verità non stia nelle parole dell'ex presidente Flavio Trinca, ovvero che vi erano enormi pressioni da parte di Banca d'Italia perché si trovasse un accordo finalizzato alla fusione con un istituto di credito di adeguato standard, poi individuato nella Popolare di Vicenza, che da lì a 5 mesi sarebbe però finita nella tempesta».
Il legale ha ripercorso, utilizzando le deposizioni in aula dei numerosi testi, l'arringa della accusa (rappresentata dai pubblici ministeri Massimo De Bortoli e Gabriella Cama), cercando di convincere la corte (composto dai giudici Umberto Donà, Alberto Fraccalvieri e Carlotta Brusegan) dell'inconsistenza delle accuse rivolte a Consoli: l'essere il dominus della banca, le azioni "baciate" e le svalutazioni sui crediti che non sono state fatte come chiesto dalla vigilanza bancaria, oltre che aver fatto redarre un prospetto informativo per l'aumento di capitale del 2014, che sarebbe stato mendace.
«La Procura - ha detto Constabile - sostiene che il mio assistito abbia guadagnato dal ruolo che occupava, nella seconda metà degli anni 2000, ben 13 milioni di euro, ma dimentica che la famiglia Consoli, nel crac di Veneto Banca, ha perso quasi 7 milioni. Non si capisce perché questa circostanza debba valere il proscioglimento per Trinca (uscito dal procedimento su richiesta di archiviazione fatta dalla Procura) e non per lui». Il 4 febbraio verrà emessa la sentenza.