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Cronaca

Veneto Banca, Trinca interrogato per tre ore in Procura: «Estraneo ai fatti contestati»

L'ex presidente dell'istituto di credito trevigiano è stato sentito dal pubblico ministero Massimo De Bortoli. Indagati anche Vincenzo Consoli, Mosè Faggiani, il condirettore generale e Stefano Bertolo, responsabile dell’amministrazione centrale

E' durato quasi tre ore l'interrogatorio di Flavio Trinca davanti al sostituto procuratore Massimo De Bortoli. Era stato proprio l'ex presidente di Veneto Banca a richiedere di essere ascoltato, dopo la notifica della chiusura delle indagini, dal magistrato che titolare del fascicolo trasferito a Treviso da Roma per competenza territoriale. Trinca è indagato insieme all'ex amministratore delegato Consoli per concorso in aggiotaggio e ostacolo  alla vigilanza bancaria. L'ex presidente di Veneto Banca si è presentato questa mattina, mercoledì, in Procura alle 9,30 accompagnato dal suo legale, l'avvocato Fabio Pinelli, che ha anche depositato una memoria difensiva scritta.

«Abbiamo spiegato nel dettaglio la nostra posizione -ha detto al termine dell'interrogatorio il difensore- rappresentando al magistrato ciò che ci porta a sostenere l'assoluta estraneità ai fatti che vengono contestati. Nel capo di imputazione viene detto che Trinca avrebbe agito, sfruttando la propria posizione di presidente del consiglio di amministrazione, per favorire le attività di cui viene accusato Consoli. Ma Trinca non aveva questo potere e soprattutto, rispetto alle ipotesi relative all'ostacolo alla vigilanza attraverso la realizzazione di documenti che descrivevano un condizione della banca diversa dalla realtà, non aveva poteri e deleghe in questo senso».

Il pubblico ministero De Bortoli, che ha annunciato l'intenzione di arrivare alla formulazione degli eventuali rinvii a giudizio entro l'estate, si è limitato a dire che "l'interrogatorio è stato molto utile al fine del proseguimento delle nostre attività". Oltre a Trinca gli altri  indagati sono Vincenzo Consoli, Mosè Faggiani, il condirettore generale e Stefano Bertolo, responsabile dell’amministrazione centrale. Nei confronti di questi tre viene ipotizzato anche il reato di falso in prospetto.

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