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Cronaca

Processo alla Petrillo, il consulente della difesa: «Campioni di sangue non sono statisticamente significativi»

Oggi, martedì 14 dicembre, ha deposto al Tribunale di Udine la dottoressa Mirella Libero, che ha sostenuto come i test di controllo eseguiti sui pazienti dell'ex assistente sanitaria siano stati del tutto insufficienti

«Il campione è stato insufficiente e non statisticamente significativo». Queste le parole della dottoressa Mirella Libero, medico legale di Padova, chiamata oggi, martedì 14 dicembre, come consulente della difesa al processo che, al Tribunale di Udine, vede sul banco degli accusati Emanuela Petrillo, 37enne ex assistente sanitaria di Spresiano, chiamata ai rispondere dei reati di peculato, omissione d'atti d'ufficio e falsità in dichiarazioni. Secondo la Procura friulana la donna, nel periodo in cui prestò servizio alla  Asl di Udine, Codroipo e Treviso, non avrebbe inoculato col vaccino trivalente (morbillo, rosolia e parotite) circa 8 mila pazienti, in stragrande maggioranza bambini.

La Libero ha sostenuto che "come riferito nella consulenza del professor Matteo Bassetti, che è stata eseguita per trovare la legge di copertura scientifica e come ribadito dai periti, dopo una prima somministrazione di vaccino per il morbillo ci si aspetta che il 90.7% dei soggetti sviluppi anticorpi. Quindi su 6.000 soggetti 5.400 avrebbero dovuto sviluppare anticorpi, ma ben 600 soggetti no. Le analisi nel procedimento in oggetto sono state fatte su 159 pazienti vaccinati dalla Petrillo, e chi ci dice che molti di essi non facessero parte dei 600 soggetti che secondo la scienza e la legge di copertura erano non responsivi? Quindi il campione esaminato a mio avviso è stato insufficente».

La consulente della difesa (affidata all'avvocato Paolo Salandin, mentre la Uls 2, costuitasi come parte civile, è rappresentata dall'avvocato Fabio Crea), dopo aver detto che «le analisi di controllo dei campioni di sangue dei pazienti della Petrillo sono state eseguite una sola volta, con un’unica metodica validata a fini clinici e non forensi e non sono stati eseguiti test di conferma», ha spiegato che «non è stata valutata la risposta anticorpale atta a testare l’immunizzazione per rosolia e parotite e nulla possiamo dire in merito, per quanto sia possibile farlo perché si tratta di antigeni diversi che vengono iniettati contemporaneamente, ma per ognuno si ha una risposta anticorpale diversa». L'8 febbraio del prossimo anno il processo volgerà al termine, con l'inizio della discussione. 

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