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Cronaca

Processo Veneto Banca, acquisite le dichiarazioni dell'ex vice presidente

Nell'udienza di oggi, 4 ottobre, la difesa di Vincenzo Consoli, accusato di falso in prospetto, ostacolo alla vigilanza e aggiotaggio, ha depositato una intervista di Giovanni Schiavon, in cui l'ex presidente del Tribunale parla delle pressioni ricevute da Luca Terrinoni, consulente della Procura di Roma e di Treviso

E' battaglia intorno a Giovanni Schiavon, ex presidente del Tribunale di Treviso ed ex vice presidente di Veneto Banca (dall'8 maggio maggio all'8 agosto 2016) la cui deposizione, richiesta dal legale  difensore di Vincenzo Consoli nel processo che vede l'ex amministratore delegato di Veneto Banca imputato dei reati di falso in prospetto, aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza, è stata "revocata" dalla con una ordinanza dalla Corte. Oggi, lunedì 4 ottobre, l'avvocato Ermenegildo Costabile ha infatti ottenuto l'acquisizione di alcune dichiarazioni di Schiavon, che in particolare punta il dito contro Luca Terrinoni, il consulente della Procura, prima di Roma e poi di Treviso, riservandosi di tornare a chiamarlo sul banco dei testimoni.

«Avrei potuto riferire al Tribunale  - dice Schiavon, convinto che il procedimento contro Consoli sia in realtà una facciata per nascondere  una operazione di sistema - il contenuto della conversazione avuto con Terrinoni e il suo discorso per convincermi ad invitare gli aderenti all’associazione di cui ero, allora presidente a votare, nell’assemblea del maggio 2016, la lista proposta dal cda allora in carica ,formata, tra gli altri, da Carrus, Bolla e Benvenuto. In cambio, Terrinoni aveva proposto a me un buon e non  meglio precisato “pacchetto” di risultati personali, suppongo si trattasse di incarichi, chiarendomi che i suoi interlocutori della Banca Centrale Europea altri non erano che colleghi in Bankitalia. Ovviamente ho rifiutato e il giorno dopo sono partite le prevedibili ritorsioni: le note lettere denigratorie a BCE, i dossier contro di me e gli altri amici del mio gruppo. Mi pareva importante poterlo ribadire in udienza,  tanto più che a lui, sentito a suo tempo come testimone, è stato consentito di parlare liberamente, anche troppo, e di riferirsi a me in modo assai improprio, citandomi con tanto di nome e di cognome».

«Sempre a proposito della credibilità e del ruolo di Terrinoni - continua l'ex presidente del Tribunale -  sarebbe stato utile che io avessi ricordato che si era illegittimamente ingerito nelle vicende di Veneto Banca successive al 2015, che era il limite temporale del suo ambito indagine. In sostanza, egli ha agito molto impropriamente, come fosse commissario di Veneto Banca, impartendo direttive a tutti e pretendendo di controllare ogni decisione assunta dalla gestione di allora. Per questo, avevo presentato, nei suoi confronti, una denuncia-querela per i ripetuti abusi che mi sembravano ravvisabili nel suo opaco operato, che però è stata archiviata dal Procura della Capitale».

Sulla revoca della sua deposizione Shiavon aggiunge che «francamente non riesco a capirne a pieno il significato perché il giudizio di superfluità di una prova  potrebbe derivare o da una sua non decisività ai fini della formazione del convincimento dei giudici oppure, come è più probabile, dal timore che essa allunghi, oltre il previsto, la durata del processo e determini la prescrizione dei reati già in primo grado. Ho più volte ricordato, in tutte le possibili sedi, che tale evento processuale dipenderebbe però dalla sorprendente decisione della Procura della Repubblica di Treviso di trasmettere gli atti, per competenza, a quella di Roma; per di più, a seguito di un accordo "spartitorio" dell'indagine»

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