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Cronaca

Sequestrati dalla Guardia di Finanza 700mila prodotti cinesi pericolosi

La merce ha un valore commerciale di circa 10 milioni di euro. Denunciate 31 persone per prodotti contraffatti, frode in commercio, apposizione di segni industriali mendaci, ricettazione, distribuzione di prodotti pericolosi privi delle certificazioni di conformità

Articoli elettrici ed elettronici, dispositivi medici, giocattoli, cosmetici, articoli per alimenti, attrezzie utensili per il “fai da te”, tessili e capi d’abbigliamento, casalinghi, prodotti per l’edilizia, componenti d’arredo per la casa, per un valore commerciale stimato di circa 10milioni di euro. Sono quasi 700mila (precisamente 682.722) i prodotti, ritenuti "pericolosi", sequestrati dalla Guardia di Finanza di Treviso nel corso di una maxi operazione che si è conclusa nei giorni scorsi. Sono 31 le persone, di varie nazionalità, denunciate alla Procura della Repubblica di Treviso per i reati di introduzione nello Stato di prodotti contraffatti, frode in commercio, apposizione di segni industriali mendaci, ricettazione, distribuzione di prodotti pericolosi privi delle certificazioni di conformità e delle garanzie per la sicurezza dei consumatoripreviste dalle normative europee e nazionali.

L'indagine

L’indagine si inserisce in una più ampia strategia di intervento, che il Comando Regionale Veneto della Guardia di Finanza sta da tempo attuando per intercettare e contrastare, anche grazie a sofisticate attività di analisi di contesto e di rischio, una serie di fenomeni illeciti, collegati tra loro, commessi da cittadini stranieri ai danni dell’economia nazionale e degli operatori rispettosi delle regole del mercato. In questo ambito, l’eliminazione dei controlli al confine con la Slovenia, il progressivo aumento dei flussi di veicoli in entrata e uscita dallo Stato, il crescente numero di operazioni economiche e finanziarie con soggetti e istituti di credito dell’Est Europa, hanno portato le Fiamme Gialle trevigiane ad adattare le loro tecniche di indagine e controllo, per far fronte ai sempre maggiori traffici transfrontalieri via terra, in uno scenario che vede il Veneto collocarsi a ridosso del confine di Stato, in una posizione di passaggio “strategica”.

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I controlli alle frontiere

Le fiamme gialle della Compagnia di Treviso hanno svolto negli ultimi mesi controlli mirati (anche notturni) ai caselli autostradali di Mogliano Veneto/Venezia Este Roncade/Meolo. Per comprendere l’importanza di questi due snodi autostradali, è sufficiente ricordare che ogni anno vi transitano oltre 5 milioni di veicoli, di cui il 10% circa sono autoarticolati provenienti dalla cosiddetta “rotta balcanica”. Quello che ormai è diventato un flusso ininterrotto di merci illegali ha il suo punto di approdo in Europa nei porti di Capodistria (Slovenia) e del Pireo (Grecia), dove giungono via mare quantità sterminate di prodotti, realizzati in Cina, contraffatti o privi delle dichiarazioni UE di conformità. I carichi, destinati al mercato italiano, vengono sdoganati sistematicamente (seguendo un percorso apparentemente contrario a ogni criterio di economicità, che ha il solo fine di evitare i controlli doganali da parte delle Autorità italiane) in alcuni Paesi dell’Est Europa (principalmente l’Ungheria), dove hanno sede gli “importatori comunitari”, in realtà mere società di comodo, di nuova costituzione, prive di dipendenti e strutture aziendali.

La frode al Fisco

Il valore di acquisto di ciascun “carico”, dichiarato in dogana, oscilla tra i 10.000 e i 40.000 euro, a fronte di un valore commerciale reale compreso tra 1 e 1,5 milioni di euro. Successivamente le merci, prive del marchio CE o marchiate con il logo comunitario contraffatto (spesso sfruttando l’equivoco derivante dalla somiglianza con la sigla analoga che simboleggiail “China Export”), sono introdotte illegalmente in Italia, da parte di aziende di trasporto estere, attraverso i valichi di confine con la Slovenia delle province di Trieste, Udine e Gorizia, a bordo di container o addirittura ricorrendo a camion frigo o anonimi telonati, per tentare di evitare i controlli lungo il percorso. All’interno dei mezzi, gli articoli sono stoccati in modo tale da rendere pressoché impossibile ogni forma di controllo su strada agli operatori di polizia, atteso che per svolgere una verifica puntuale occorre scaricare manualmente la merce in aree attrezzate per le successive operazioni di inventario. Quando ciò avviene, il controllo si conclude, nella quasi totalità dei casi, con la constatazione di irregolarità nella documentazione di sdoganamento (in cui le merci sono descritte genericamente e richiamando quantità e tipologie di articoli differenti da quelli effettivamente trasportati) e in quella di trasporto, in cui spesso vengono indicati destinatari inesistenti.

In realtà, i prodotti sono destinati ad essere commercializzati in tutto il territorio nazionale nei cosiddetti “China Market” (da qui il nome dell’operazione), tant’è che la Guardia di Finanza di Treviso, su delega della Procura della Repubblica, ha perquisito le sedi di diverse aziende nelle province di Roma, Napoli, Salerno, Bari e Taranto. Gran parte delle società coinvolte nel meccanismo di frode, peraltro, vengono gestite –spesso tramite prestanome –in maniera tale da essere “operative” per un periodo di tempo limitato, per poi sparire sottraendosi al pagamento delle imposte e facendo rientrare i profitti ottenuti, tramite canali non ufficiali, nei Paesi di origine.L’operazione conclusa dalla Guardia di Finanza di Treviso è stata dunque finalizzata a tutelare gli interessi sia dello Stato che dei consumatori e degli operatori economici onesti,evitando l’immissione nel mercato italiano di merci pericolose e non conformi alle normative nazionali e comunitariee la sottrazione di risorse finanziarie alla collettività.

Il commento di Zaia

«In Veneto la libera impresa è libera davvero. Ma deve rispettare le regole, soprattutto se, non facendolo, si mette a rischio la salute della gente. Complimenti alla Guardia di Finanza di Treviso, che ha stroncato un giro milionario di prodotti contraffatti, ben 682mila, che avrebbero potuto arrecare danni anche gravi ai consumatori».

Lo dice il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, commentando il sequestro di 682 mila prodotti cinesi contraffatti, per un valore di dieci milioni di euro, effettuato dalla Gdf trevigiana. 682 mila compratori - aggiunge Zaia - sarebbero stati esposti a rischi acquistando articoli elettrici ed elettronici, dispositivi medici, giocattoli, cosmetici, articoli per alimenti, attrezzi e utensili per il 'fai da te', tessili e capi d'abbigliamento, casalinghi, prodotti per l'edilizia, componenti d'arredo per la casa. Tutti elementi usuali nella vita delle persone, a cominciare dai giocattoli e da tutti quegli oggetti che potevano diventare un regalo in tempo di festività natalizie. Una bella notizia che la Gdf abbia spazzato il mercato da quelle porcherie - dice Zaia - una brutta notizia il fatto che ancora si perpetuino reati di contraffazione che penalizzano gravemente i commercianti onesti e mettono in pericolo i consumatori. Rivolgo un appello a tutti i cittadini – conclude il Governatore – perché facciano anche esercizio di autodifesa controllando con meticolosità le caratteristiche dei prodotti prima di acquistarli e non dimenticando mai che, ad esempio, i medicinali si acquistano solo in farmacia».

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