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Cronaca

CGIL alla Regione: “Serve un sistema socio-sanitario vicino al cittadino”

Ivan Bernini: “Il Piano Socio Sanitario Veneto resta sulla carta, a farne le spese territorio e strutture residenziali. Ripartire dai principi del 2012 insieme agli attori locali”

TREVISO “A distanza di 5 anni dal varo, i contenuti del PSSR (Piano Socio Sanitario Regionale) sono rimasti sulla carta, tutto è sospeso nella provincia di Treviso come nelle altre. Per di più, il Veneto ha dedicato risorse alla definizione di una nuova architettura istituzionale che ha visto la creazione dell’Azienda Zero e l’aggregazione delle ULSS in quella provinciale senza nessuna programmazione preventiva”. Questa la dura critica della CGIL di Treviso per bocca di Ivan Bernini, membro della segreteria provinciale CGIL e al vertice della Funzione Pubblica CGIL.

All’indomani della approvazione del PSSR, nel giugno 2012, il Sindacato fece una valutazione positiva dei contenuti, chiedendo di dare priorità alla sua applicazione reale. In particolare, all’urgente riordino e potenziamento della rete dei servizi, alla maggior sinergia tra ospedale e strutture del territorio e all’attivazione di quelle intermedie: hospice, ospedali di comunità e unità riabilitative territoriali. “Non conosciamo quali affidamenti informali la Regione Veneto e il Direttore Generale dell’ULSS 2 abbiano dato ai Sindaci trevigiani relativamente alle schede di dotazione territoriale - incalza Bernini - ma la presa di posizione dell’Amministrazione di Pieve di Soligo, che lascia intendere vi fosse un impegno a destinare alcuni posti letto di ospedale di comunità all’Istituto Bon Bozzolla, non è una voce isolata. Sindaci e presidenti di case di riposo lamentano, in queste settimane, di aver programmato investimenti importanti anche nell’ottica dell’insediamento e della ripartizione delle strutture intermedie, restando ora con un pugno di mosche in mano. Basti pensare che nelle delibere del 2013 la Regione dava come avviati posti letto di ospedale di comunità in alcune strutture residenziali che, con l’ultima delibera di ottobre, sono stati dirottati all’interno degli ospedali”.

“Ancora una volta più ospedale, più centralizzazione regionale e meno territorio - sottolinea Bernini. Considerate, peraltro, le delibere attuative e i nuovi atti aziendali previsti dalla Legge regionale 19/2016, il rinvio della riforma sulle IPAB e il congelamento delle impegnative di residenzialità, che non coprono il reale fabbisogno, il costo di tutta l’operazione si scaricherà inevitabilmente su ospiti e bilanci delle strutture residenziali”.

“Grave è quello che si sta verificando nella nostra provincia in materia di politiche socio-sanitarie - tuona Bernini -. Bisogna ripartire dai principi del PSSR e lavorare con e tra i Sindaci trevigiani e gli amministratori delle IPAB, perché si realizzi una sanità vicina al cittadino che guardi al potenziamento dell’offerta di servizi. La preoccupazione è che il refrain “siamo il miglior sistema sanitario del Paese” diventi presto una retorica fatta di passato piuttosto che una realtà che vive nei fatti”.

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