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Cronaca

All'autore dei roghi in Pescheria sequestrate anche bombe a mano e pistole

L'uomo era stato arrestato per le molestie a una ragazza 30enne avvenuta l'11 luglio in Riviera. Su di lui ci sarebbero almeno dieci cartelle cliniche ospedalire tutte riferite ad altrettanti trattamenti sanitari obbligatori

Una fedina penale lunga due pagine, tra cui un procedimento, pendente da circa due anni e che andrà davanti al gip il prossimo settembre per detenzione di armi, esplosivi e munizioni trovati nel suo garage, prima di finire nella rete degli inquirenti, accusato dei roghi avvenuti nella zona della Pescheria e, soprattutto, della tentata violenza sessuale (e del furto di una bici) ai danni di una giovane in Riviera a Treviso, fra Ponte Dante e Palazzo Giacomelli. Ma l'uomo, un 50enne residente in città, a pochi passi dai luogi dei due roghi, avvenuti uno a spese dell'abitazione della famiglia proprietaria dell'osteria "Muscoli's" e l'altro al ristorante "Kimeia" di piazza San Parisio, è un malato di mente: soffre infatti di una forma di dissociazione personale e di una sindrome schizzofrenica che solo i medicinali prescritti dal servizio sanitario, che lui però non assume, riescono a tenere sotto controllo.

Finito prima in galera e poi ai domiciliari dopo quella sera dell'11 luglio quando aveva importunato una giovane 30enne - "sei bella come Nicole Kidman", le aveva detto- era evaso dagli arresti nella sua abitazione il pomeriggio del giorno dopo ed era stato riconsegnato al penitenziario di S. Bona, da dove però è stato successivamente spostato a Belluno, struttura carceraria più attrezzata per i casi come il suo.

«All'ospedale Ca' Foncello di Treviso - spiega il difensore, l'avvocato Antonella Picco - ci sono almeno dieci cartelle cliniche, tutte riferite ad altrettanti trattamenti sanitari obbligatori. In più c'è la documentazione in possesso del centro di salute mentale di Treviso che lo starebbe seguendo. Che senso ha andare avanti con processi nei suoi confronti?». E spiega che, in relazione all'episodio della tentata violenza, ha già fatto richiesta di un incidente probatorio nell'ambito del quale venga effettuato un esame che stabilisca, una volta per tutte, la sua condizione di malato mentale.

In realtà una consulenza era già stata espletata su richiesta del pubblico ministero Anna Andreatta, titolare del fascicolo sulle armi trovate nel garage del 50enne, e da cui sarebbe risultata una incapacità di intendere e volere. Nel 2020  nel suo garage gli operatori dei servizi sociali del comune di Treviso, intervenuti sulla base di una segnalazione che denunciava lo stato di degrado in cui l'uomo viveva, avevano trovato una pistola Beretta, munizioni e addirittura due bombe a mano.

L'azienda sanitaria, cui i servizi sociali di Treviso avevano fatto una segnalazione, ha però le mani legate. «La nostra prassi -spiega Leonardo Meneghetti, direttore della psichiatria della Ulss 2 - è di coinvolgere il malato nella terapia ma se questo non vuole collaborare c'è poco da fare. La prevenzione? Di fatto mettiamo in campo ogni tipo di soluzione, che prescinde dalla cura farmacologica e riguarda invece tutta una serie di interventi, tra cui in ultima istanza e di fronte ad episodi particolari, ci sono anche i trattamenti sanitari obbligatori che devono però essere approvati dal sindaco del comune di residenza e da un giudice tutelare. Se la persona si macchia di reati sarà la Procura, tramite i suoi periti, a stabilire se la capacità del soggetto sia stata o meno condizionata dalla sua condizione. Ma di più, stante le norme attuali, noi non possiamo fare».

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