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Cronaca

Ubriaco al volante al momento dell'incidente, Ronnie Levacovic chiederà l'abbreviato

Il 17 gennaio prossimo il 25enne, di etnia rom, sarà davanti al gup Piera De Stefani per l'udienza preliminare in cui chiederà di essere giudicato con un rito alternativo, che gli consentirà, in caso di condanna, di beneficiare dello sconto di un terzo della pena complessiva. La sera del 24 marzo scorso l'uomo, a bordo della sua Bmw, tamponò e uccise Mara Visentin e Miriam Cappelletto

Ronnie Levacovic, il 25enne che la notte del 24 marzo scorso, ha tamponato e ucciso Mara Visentin e Miriam Cappelletto, ha deciso di chiedere il rito abbreviato, che gli consentirà di ottenere uno "sconto" pari a un terzo della pena complessiva. La conferma è venuta oggi, 5 dicembre, dal suo legale, l'avvocato Francesco Murgia. L'uomo, di etnia rom, è accusato di duplice omicidio stradale, aggravato dal fatto di essere stato, al momento di provocare l'incidente, ubriaco.

«In trenta secondo ho distrutto la mia vità e quella di due persone innocenti» ripete Ronnie, che quella sera guidava la sua Bmw in stato di alterazione alcolica. Secondo le analisi del laboratorio di tossicologia clinica e forense il livello di alcol nel sangue era di almeno 1,05 grammi su litro. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Giulio Caprarola e condotte dai carabinieri di Treviso, hanno appurato che quando ha preso in mano la macchina per farsi un giro sul Terraglio, dopo aver riaccompagnato a casa i familiari dopo una cena con amici, Levacovic era insomma "brillo". Con i freni inibitori ridotti ai minimi termini avrebbe affrontato la strada a tutta velocità fino ad incrociare la Citroen C1 con dentro la Visentin e la Cappelletto. Il tamponamento sarebbe avvenuto per non aver rispettato le distanze di sicurezza tra i veicoli e l'impatto sarebbe stato talmente forte (almeno 125 chilometri all'ora) che la Bmw avrebbe "marchiato" il retro dell'utilitaria lasciando impressa la targa anteriore.

La sua linea difensiva può contare solo su un solo elemento a suo favore: il concorso di colpa. Mara Visentin e Miriam Cappelletto, come emerso dalle risultanze della perizia sui due mezzi coinvolti nella carambola mortale, non avrebbero indossato la cintura di sicurezza. L'esame avrebbe evidenziato che i dispositivi di sicurezza erano agganciati alla "sicura" ma solo dopo essere stati passati dietro ai sedili in modo tale da non far suonare l'allarme all'interno dell'abitacolo. Secondo la perizia della Procura il fatto che Mara Visentin e Miriam Cappelletto non avessero le cinture di sicurezza allacciate non cambiarebbe la dinamica dell'incidente: sarebbero probabilmente morte comunque per la violenza dell'impatto.


 

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