Sesso in cambio di una promozione sul lavoro, imprenditore finisce ai domicilari
La misura cautelare è scattata nello scorso week end a carico di un 68enne titolare di una azienda metalmeccanica molto nota a Treviso. Le vittime sarebbero quattro dipendenti dell'azienda. Una di loro ha raccontato un incubo che sarebbe durato sei anni
«Vai a letto con tutti ma non con me. Vuoi venire in fiera, vuoi una promozione? Allora datti da fare». Sono stati sei anni di inferno, sopportati con un misto di timore reverenziale, dettato dal fatto di non perdere il lavoro che a lei madre single serviva anche per mantenere il figlio, di incredulità e la speranza che le cose potessero cambiare. Poi, nel maggio di quest'anno, la donna si è presentata dal medico che le ha riscontrato un depressione causata dagli abusi che aveva subito sul posto di lavoro. Il referto che le dava una lunga malattia parla di proprio di una "sindrome ansioso depressiva causata da mobbing e molestie sessuali". Così è stata la stessa Uls 2 a far scattare il codice rosso che ha portato un imprenditore trevigiano 68enne, titolare di una notissima azienda metalmeccanica che ha la propria sede legale nel capoluogo, agli arresti domiciliari.
La misura cautelare è scattata la scorso week end dopo che, qualche mese fa, la donna aveva presentato denuncia alla Procura della Repubblica di Treviso. Ma non sarebbe la sola ad aver subito questo “trattamento”: altre tre dipendenti si sarebbero fatte avanti raccontando agli inquirenti fatti del tutto simili, tutte accadute nell'ambiente di lavoro tossico in cui l'indagato si sentiva onnipotente. La storia avrebbe avuto inizio nel 2017 quando la presunta vittima, una 40enne residente in un comune dell'hinterland, aveva trovato lavoro presso la ditta in qualità di impiegata amministrativa.
Per il suo ruolo la donna lavorava gomito a gomito con il titolare dell'impresa, una grossa realtà con 30 dipendenti e un capitale sociale versato di oltre due milioni di euro. All'inizio, secondo il racconto della 40enne, il titolare si sarebbe rivolto a lei con frasi ammiccanti e battute equivoche all'insegna dei doppi sensi. Poi, nel corso degli anni, le molestie si sarebbero fatte più frequenti e volgari. «Dai l'impressione di essere casta come una suora - le avrebbe detto il suo titolare - ma devi essere un animale a letto». E ancora: «La donna che freme mi piace. Dimmi, tu guardi i film porno? Io ti penso e mi tocco».
Poi si sarebbe passati agli assalti veri e propri: il 68enne, che all'interno del luogo di lavoro godeva di un impunità quasi completa (molti dipendenti maschi sapevano degli abusi, così come pare anche l'amministratore delegato ma non avrebbero detto nulla) sarebbe passato ai tentativi di baciarla, ai pizzicotti sul sedere e agli strusciamenti. Il tutto condito da un messaggio chiaro e inequivocabile: «Se vuoi far carriera devi venire a letto con me». Nel gennaio di quest'anno la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso: la donna viene intrappolata in un angolo e il suo persecutore le mette le mani sulle gambe. Poi si sbottona i pantaloni, si tocca nelle parti intime e le dice: «Perché non lo fai tu?». Lei però gli resiste e alla fine si rannicchia a terra in preda al terrore.
Grazie alla indagini che prendono il “la” della sua querela vengono non solo raccolte le prove del comportamento del 68enne ma appunto sarebbero uscite allo scoperto altre tre dipendenti che dicono di aver ricevuto le stesse attenzione non volute. Ed è anche sulla base di queste dichiarazioni che la Procura, giovedì scorso, ha chiesto e ottenuto dal gip la misura cautelare degli arresti domiciliari, che viene applicata nella giornata di venerdì.