Presunte truffe sul superbonus, Sgai straccia tutti i contratti
Il consorzio napoletano che era già finito nella bufera l'anno scorso dopo l'arresto dell'ex presidente Roberto Galloro e di una ventina di collaboratori con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato, ha deciso di recedere dagli accordi che aveva con suoi committenti
Sgai, il consorzio partenopeo che era già finito nella bufera l'anno scorso dopo l'arresto dell'ex presidente Roberto Galloro e di una ventina di collaboratori con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato e dopo il sequestro di oltre 110 milioni di crediti d’imposta, negli scorsi giorni ha alzato bandiera bianca.
«Ci duole informarla - recita una lettera recapitata ai clienti- che alcune inattese contingenze esterne, relative al grande interesse giudiziario suscitato dagli operatori operanti nel campo della cosiddetta “bonus economy” per presunte violazioni, stanno coinvolgendo il Consorzio ed ostacolando il regolare svolgimento delle attività, determinando per cause di forza maggiore l’impossibilità a procedere nei limiti delle tempistiche previste per legge alla verifica documentale propedeutica alla eventuale cantierizzazione delle pratiche edilizie».
Ora sono circa mille e trecento le vittime in Veneto, di cui circa una settantina a Treviso, di quella che appare come una colossale truffa che si stima ammonti a 80 milioni di euro. Sgai avrebbe infatti emesso fatture, a insaputa dei committenti, solo per avviare l’iter burocratico dei lavori relativi al superbonus del 110%, al fine di ottenere il credito, per di più attraverso certificazioni tecniche anomale. La gran parte dell'ammontare era stato poi ceduto, per essere monetizzato, vuoi a Poste Italiane ( per milione di euro), vuoi a intermediari bancari (come ad esempio il Banco Desio, che ne avrebbe acquistati 46 milioni di euro) e persino a Cassa Depositi e Prestiti, cessionario di oltre 4 milioni e mezzo.
Ora i committenti potrebbero trovarsi nella situazione di dover rispondere di quei crediti per lavori fantasma di fronte all'agenzia delle entrate, vedendosi chiedere indietro non solo i soldi del bonus ma anche gli interessi e le sanzioni, che farebbero lievitare la cifra più o meno al doppio.
Il Consorzio SGAI, in una nota, precisa di ritenere di aver «operato in modo conforme alla normativa vigente» precisando che «gli accertamenti ed i sequestri preventivi promossi dalla magistratura hanno comportato l’impossibilità ad avviare le attività per i nuovi cantieri».
«In considerazione di tale blocco -prosegue il comunicato - e in vista della scadenza normativamente prevista per il giorno 30 giugno 2022, il Consorzio si è premurato di consentire ai committenti i cui immobili non hanno ricevuto alcun tipo d’intervento, di poter ovviare a tale criticità. Per quanto riguarda i clienti già “certificati”, ovvero con documentazione completa e corretta, è inoltre assicurata l’opzione del completamento dei lavori, che peraltro costituisce la nostra way-out di preferenza. Riteniamo che tutto ciò rappresenti la volontà di un’azienda di tutelare le esigenze ed i diritti della propria clientela, e non già la volontà di sottrarsi ai propri impegni o peggio di nascondere eventuali irregolarità. Ribadiamo inoltre che per ogni supporto necessario alla clientela, il nostro call center è pienamente attivo ai recapiti in possesso dei nostri clienti».