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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Montebelluna

Malato di Sla da cinque anni, chiede ed ottiene di morire con la sedazione palliativa

Dino Bettamin, macellaio montebellunese di 70 anni, si è spento nel sonno lunedì notte. Aveva chiesto ai medici: "Voglio dormire fino all'arrivo della morte, senza più soffrire"

MONTEBELLUNESE Con una sedazione palliativa, somministrata dai medici, ha messo fine alle sue sofferenze. Si è addormentato e si è spento mettendo fine a cinque anni caratterizzati dalla Sla, un tremendo male che lo aveva costretto in un letto. Dino Bettamin, macellaio 70enne di Montebelluna è morto ieri. "Voglio dormire fino all'arrivo della morte, senza più soffrire": aveva detto chiedendo che fosse sospeso qualsiasi trattamento, compresa la nutrizione artificiale. Si tratta del primo caso in Italia di sedazione profonda somministrata ad un malato di Sla. Dal 2015 Dino era assistito a domicilio dalla società "Cura con Cura". Quando ormai mancavano pochi giorni di vita, il 5 febbraio, al 70enne è stato aumentato il dosaggio del sedativo che già l'uomo prendeva per flebo e il giorno successivo la dottoressa dell'assistenza domiciliare ha iniziato a somministrare gli altri farmaci del protocollo. Non ha mai chiesto, nonostante fosse permesso dalla legge, venisse spento il respiratore in caso di sedazione profonda. Ad assecondare le scelte di Dino anche la moglie che per tanti anni ha seguito il calvario del marito.

La lettera del parroco del Duomo di Montebelluna, mons. Antonio Genovese al suo parrocchiano. Spero di sentire solo parole di vicinanza e rispetto in questi giorni, per Dino e per tutte le persone coinvolte, non giudizi sommari. Io stesso da Dino e dal suo modo di vivere la sofferenza sono stato edificato”: è il parroco della parrocchia del Duomo di Montebelluna, mons. Antonio Genovese, a parlare così all’indomani della morte di Dino Bettamin, l’ex macellaio di 70 anni che si è spento  dopo cinque anni di lotta contro la Sla (Sclerosi laterale amiotrofica). “Ho seguito Dino in questi due anni e mezzo, da quando sono arrivato a Montebelluna – racconta il parroco -. Era una persona buona, che ha portato la propria sofferenza con grande coraggio, ha combattuto insieme alla moglie e ai figli, ma ultimamente soffriva moltissimo, per le crescenti difficoltà causate dalla malattia e per la perdita di alcune persone care. Di fronte a queste sofferenze crescenti e senza nessuna possibilità di migliorare, ha chiesto semplicemente di essere accompagnato attraverso il sonno verso l’incontro con il Signore, sempre sostenuto con fiducia e forza dalla sua famiglia. Era una persona di grande fede – sottolinea mons. Genovese -, pochi giorni fa ha chiesto di ricevere il sacramento dell’Unzione degli infermi. Era lucido, abbiamo pregato insieme. Si è davvero fatto accompagnare alla Casa del Padre, con fiducia e abbandono. Non è stata staccata nessuna spina, la sedazione profonda è prevista dalle cure palliative per attenuare il dolore”. “La morte per noi cristiani non è un rifiuto della vita, e non lo è certo stato per Dino – aggiunge il parroco, che domani celebrerà il funerale di Bettamin – ma è un andare incontro al Signore. Chi gli è stato accanto ha potuto leggere, in questo suo desiderio di andare al Padre, lo stesso desiderio espresso da Giovanni Paolo II, al termine della sua vita, quel ‘lasciatemi andare’ frutto di fede e di abbandono nelle braccia del Signore della vita”.

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