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Cronaca

Il pm chiede una condanna a 11 anni, lui evade dai domiciliari e fa perdere le proprie tracce

Protagonista della vicenda un cittadino marocchino 38enne. L'uomo, agli arresti nella propria abitazione di Treviso e che ha alle spalle parecchi precedenti, era comparso in aula al processo che, a Pordenone, lo vedeva imputato per spaccio di stupefacenti. Dopo l'arringa dell'accusa, approffitando del fatto che l'allarme del braccialetto elettronico era stato spento, è riuscito a fuggire

Era stato arrestato un anno fa dalla Polizia di Pordenone poco prima di scappare in Spagna, accusato di essere uno spacciatore, ed un mese dopo era stato messo agli arresti domiciliari, con il braccialetto elettronico, presso la sua residenza a Treviso. Il 5 settembre però, al termine dell'udienza in cui doveva essere giudicato per quei fatti con il rito abbreviato, invece di rientrare a casa si è dato alla macchia.

Lui è Matouk Hicham, un cittadino marocchino di 38 anni e adesso è ricercato in quanto evaso dagli arresti domicilari. L'uomo ha alle spalle, dal 2007, sei condanne definitive per spaccio di sostenza stupefacenti, ricettazione e resistenza a pubblico ufficiale, emesse dai giudici dei tribunali di Brescia, Treviso, Venezia e Padova, per un totale di 15 anni e sei mesi di reclusione, una parte dei quali già scontati. 

L'altro ieri Matouk Hicham è comparso davanti al gip di Pordenone per rispondere di ben trentuno capi di imputazione, con recidiva specifica, relativi allo spaccio di cocaina e hashish. Il pubblico ministero friulano Carmelo Barbaro, alla fine della sua requisitoria, aveva chiesto per lui una pena di 11 anni e 8 mesi e una multa di 52 mila euro. Il 38enne era presente in aula in quanto era stato autorizzato dal Giudice ad assentarsi fino alla mezzanotte dello stesso giorno dalla datenzione domiciliare ed aveva  quindi l' allarme del "braccialetto" disattivato. Di fronte alla pesantissime richieste del pm non ha battutto ciglio, rimanendo del tutto impassibile e non mostrando il minimo segno di preoccupazione. 

Alla sera, intorno alle 22,30, arriva alla Questura di Treviso la telefonata che ne annuncia la fuga: era la moglie, che avvertiva i poliziotti che il marito non era rientrato in casa.

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