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Cronaca

Delitto di Borgo Capriolo, per la difesa non ci fu premeditazione

Il 19 gennaio prossimo il gup Marco Biagetti sarà chiamato ad esprimersi sulle tesi, sostenute dall'avvocato Alessandra Nava, relative all'assenza di intenzione premeditata nell'omicidio di Domenico Durdevic per mano del nipote Branko

Smontare la tesi della premeditazione e puntare ad un rito alternativo. Questa è la strategia scelta dal legale di Branko Durdevic, il 37enne che l'8 febbraio del 2021 sparò alla testa, a Borgo Capriolo, contro lo "zio", il 52enne Domenico Joco Durdevic, alla fine di una concitata discussione sulla piccola nipote di Domenico, che abita in Croazia. L'uomo morirà tre settimane dopo a causa della ferita. 

«Il possesso della pistola - spiega l'avvocato Alessandra Nava - non è di per sé indizio che il fatto fosse voluto. Cercheremo di confutare la tesi della premeditazione per arrivare ad una soluzione processuale che confermi che la tragedia è stata del tutto inaspettata e non era nelle intenzioni del mio assistito».

La Procura di Treviso chiederà invece, il prossimo 19 gennaio di fronte al gup Marco Biagetti,  il rinvio a giudizio del 37enne, accusato di omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione, e del tentato omicidio di Giampiero Petricciuolo, cognato della vittima, e di Vera Olah e Samanta Durdevic, presenti sulla scena, anche questi aggravati.

Secondo il magistrato Gabriella Cama Branko voleva uccidere. Quel giorno di febbraio Joco Durdevic e gli altri tre arrivano sotto casa dell'uomo e avrebbero richiamato l'attenzione del 37enne. Lo "zio" gli chiede di poter vedere la piccola che sta con la madre all'estero ma successivamente la discussione si sarebbe allargata alle altre figlie del figlio del 52enne, Riccardo (la moglie di questo avrebbe allacciato con Branko Durdevic), che stavano invece con il nonno. Branko, che era da poco uscito di galera, a quel punto sale al primo piano della casa ed estrae la pistola, una Glock  calibro 9 e 21. Poi avrebbe sparato alcuni colpi diretti contro contro lo zio, il cognato di questo e le due donne.  Uno dei proiettili, probabilmente il secondo partito dalla pistola, centra Joco alla nuca. La lesione, che ha riguardato il cervello, risulterà fatale.

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