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Cronaca

Al via la campagna della Cisl di Treviso contro l’abuso dei voucher

Attivato un numero verde per segnalare gli abusi. Record di buoni-lavoro nella Marca, seconda provincia in Veneto per utilizzo: nel 2015 ne sono stati venduti quasi 2 milioni e 800 mila

TREVISO Quasi 2 milioni e 800 mila voucher utilizzati nel solo 2015. La Marca trevigiana è la seconda provincia del Veneto - il primato spetta a Verona - per utilizzo dei voucher: l'anno scorso sono stati venduti 2.777.746 buoni-lavoro in provincia di Treviso su un totale di 15.161.243 in Veneto. Un numero abnorme, superiore anche a quello registrato in provincia di Padova (2.665.441). E' uno dei dati illustrati oggi nella sede Cisl di Treviso da Franco Lorenzon, segretario generale Cisl Belluno Treviso e Onofrio Rota, segretario generale della Cisl del Veneto, nel corso della conferenza stampa di lancio a livello territoriale di Stop Voucher!, la campagna promossa dalla Cisl del Veneto per contrastare l’abuso dei buoni-lavoro che nel giro di pochi anni hanno conosciuto nella nostra regione un vero e proprio boom. “Complici le due riforme del lavoro: quella del 2012 (Fornero) e quella del 2015 (Jobs Act) che hanno spalancato le porte ai voucher in tutti i settori di lavoro, senza nessun controllo”, ha sottolineato il segretario generale regionale Onofrio Rota.

I buoni-lavoro, introdotti originariamente per regolarizzare impieghi saltuari, sono diventati un éscamotage sicuro, per i datori di lavoro, per coprire il lavoro nero in tutti i settori. “Le finalità dei voucher sono state snaturate - ha denunciato Rota - e i buoni lavoro che tra il 2008 ed il 2011 avevano permesso di regolarizzare piccole prestazioni occasionali come il lavoro di vendemmia e la raccolta della frutta che occupava per qualche giorno studenti e pensionati oppure la distribuzione di volantini pubblicitari, si sono trasformati in uno strumento per coprire il lavoro nero e hanno incentivato la frammentazione dei rapporti di lavoro in modo da giustificare il loro pagamento con questa forma di retribuzione”. I danni per i lavoratori coinvolti sono notevoli: con sei mesi di lavoro pagato con voucher (9.333 euro lordi, il tetto annuo) si accantonano all’Inps gli stessi contributi previdenziali che si maturano in due mesi di lavoro pagato mille euro. In pratica un lavoratore retribuito solo con voucher per maturare la pensione con i requisiti minimi dovrebbe lavorare 126,5 anni. I lavoratori, inoltre, non hanno diritto agli ammortizzatori sociali.

In provincia di Treviso il numero di voucher venduti tra il 2012 ed il 2015 è cresciuto di 7 volte: dai poco più di 380 mila del 2012 ai quasi 2,8 milioni dell'anno scorso. Una crescita superiore a quella registrata dalla media regionale che è invece quintuplicata. Ben 2.777.746 i voucher venduti, di cui 207.694 in agricoltura, 416.835 nel commercio, 77.332 nel settore giardinaggio e pulizie, 83.645 nel lavoro domestico, 53.784 nell'ambito di manifestazioni sportive e culturali, 213.591 nei servizi, 243.952 nel turismo e 1.480.913 in altre attività.

Il numero dei lavoratori remunerati con voucher - secondo le stime dell'Ufficio studi Cisl Veneto - è sestuplicato a Treviso e cresciuto invece “solo” di 3 volte e mezza in Veneto. Considerando, invece, il rapporto tra lavoratori dipendenti e lavoratori con voucher la Marca si trova nella media regionale: 1 voucherista ogni 9 dipendenti. Simile al Veneto anche la media della quantità di voucher venduti per ogni lavoratore dipendente.

“Questi numeri - ha commentato il segretario generale della Cisl Belluno Treviso Franco Lorenzon - fanno capire che i voucher si sono rapidamente trasformati in nuovi strumenti di sfruttamento dei lavoratori precari e luogo di evasione contributiva e fiscale. Purtroppo è l'ennesima dimostrazione del concetto tutto italiano di 'legalità', intesa come la possibilità di fare tutto ciò che è permesso formalmente, a prescindere dall'obiettivo della norma, che nel caso specifico dei voucher era quello di contrastare il lavoro nero effettuato in piccole prestazioni occasionali. Noi non siamo contrari per principio ai buoni-lavoro, ma chiediamo che il loro utilizzo venga riportato alle finalità originarie. Al Governo chiediamo il ripristino del concetto di 'occasionalità' cancellato dalla riforma Fornero, il monitoraggio permanente sull'utilizzo, l'innalzamento della quota dei contributi previdenziali al 27% e la tracciabilità”.

Dai primi di maggio è attivo il Numero Verde 800 995 035, a cui i voucheristi possono raccontare e denunciare la loro esperienza nella massima riservatezza. Le informazioni raccolte, senza citare i nomi, serviranno a completare un dossier da inviare al Ministero del Lavoro, alla Regione e all’Inps. Chi vuole potrà anche avere informazioni utili per far valere i propri diritti.

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