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Cronaca

Violentata e maltrattata dal marito, l'incidente probatorio confermerebbe le accuse

Oggi, 22 giugno, sono stati sentiti i figli piccoli della coppia, originaria di un paese dell'Est Europa, testimoni delle vessazioni fisiche e psicologiche subite dalla donna anche con la complicità dei suoceri

Una matrimonio "imposto" dalla rispettive famiglie, un marito violento e prevaricatore, che ha alle spalle precedenti per spaccio di sostanze stupefacenti e che ha già ricevuto un decreto di espulsione contro cui  ha comunque fatto ricorso. Sarebbe questo lo sfondo ad una vicenda che, nelle scorse settimane, è arrivata all'attenzione della Procura di Treviso, che ha indagato l'uomo per furto, maltrattamenti, violenza sessuale, con l'aggravante di aver compiuto gli ultimi due reati anche di fronte ai figli minori. Per questi fatti, che sarebbero accaduti alla fine del 2021 in comune dell'hinterland trevigiano, il sostituto procuratore Davide Romanelli ha messo sotto indagine anche i genitori di lui, che sarebbero stati complici del clima di vessazioni fisiche e psicologiche subite dalla donna, originaria come il marito dell'Est europa e che adesso ha trovato rifugio in una comunità protetta insieme ai ragazzini.

Oggi, 22 giugno, di fronte al gip Marco Biagetti, si è svolto l'incidente probatorio per cristallizzare le dichiarazioni dei piccoli che avrebbero in particolare assistito ad un episodio, il 12 dicembre dell'anno scorso, in cui la vittima sarebbe stata selvaggiamente picchiata in macchina e poi trascinata via da un locale dove aveva trovato rifugio, strattonandola e tirandole i capelli, dopo un litigio a causa della tessera bancomat della donna, che avrebbe dovuto essere usata per l'acquisto di un telefonino e che invece l'uomo le aveva sottratto al momento di pagare. «Non vogliamo più vedere il papà e i nonni - hanno detto i bambini durante l'esame - perchè sono cattivi con la mamma».

Secondo le indagini sarebbero state le regole patriarcali del paese d'origine della coppia a determinare il comportamento di lui, che l'avrebbe tenuta segregata in casa con il solo permesso di andare a lavorare nella Rsa dove è occupata come infermiera, le avrebbe probito di avere contatti con altri persone e le avrebbe tenuto sotto controllo la disponibiltà economica. Le violenze sessuali sarebbe state una sorta di "punizione", come quando l'uomo avrebbe scovato alcune foto di lei con i colleghi e le avrebbe imposto rapporti sessuali completi, che la donna non desiderava avere. 

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