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Cronaca

Truffa dell'oro africano, Paola Dotto e Giuseppe Favaro rinviati a giudizio

I due, la cui posizione era stata stralciata da quella degli altri quattro indagati, avevano chiesto la messa alla prova. Dopo una serie di rinvii ed essendo stato risarcito il danno solo ad una parte, ieri il gip Bruno Casciarri ha preso questa decisione

Si è definita la posizione degli ultimi due indagati nel caso del cosiddetto "oro africano", il  gigantesco raggiro che tra il 2012 e il 2014 avrebbe bruciato 3 milioni di euro di risparmi di decine e decine di famiglie, convinte a investire su oro della Guinea che, immesso nel mercato svizzero, avrebbe dovuto trasformarsi in lingotti capaci di offrire una resa fino al 48% netto annuo. Si tratta di Paola Dotto e del marito Giuseppe Favaro, rinviati a giudizio con l'accusa di truffa. I due sono la sorella e il cognato di Stefano Dotto, il sedicente promotore finanziario che insieme al fratello Tiziano, in qualità di amministratori dei una società fantasma, avrebbe congegnato la truffa avvalendosi del padovano Enzo Dalle Fratte, che avrebbe svolto il ruolo di procacciatore di clienti, e del trevigiano Federico Zanin, che si sarebbe occupato della promozione finanziaria.

I due Dotto, Zanin e Dalle Fratte erano stati rinviati a giudizio, a vario titolo, per truffa aggravata, bancarotta, falsa fatturazione e per aver svolto attività di intermediazione del credito senza averne i titoli. La truffa è anche l'ipotesi contestata a Paola Dotto e Giuseppe Favaro, che secondo la Procura si sarebbero adoperati per "sollecitare" l'investimento nella cerchia dei parenti e dei conoscenti.

I due, la cui posizione era stata stralciata da quella degli altri quattro indagati, avevano chiesto la messa alla prova, che le parti civili, cioè alcuni dei presunti truffati, avevano però voluto fosse condizionata al risarcimento integrale del danno. Dopo una serie di rinvii ed essendo stato risarcito il danno solo ad una parte, ieri il gip Bruno Casciarri ha deciso per il rinvio a giudizio dopo che la Dotto e il marito hanno deciso di non scegliere un rito abbreviato.

«Si sentono traditi e truffati - ha spiegato il loro legale, l'avvocato Enrico Villanova - non dei truffatori. Anche la loro fiducia è stata violentata, tanto che nella operazione hanno perso un 50ina di migliaia di euro di loro risparmi con cui avevano acquistato il fantomatico oro. Affronteranno il dibattimento certi che la verità verrà fuori». Il processo inizierà il prossimo 19 maggio.

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