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Cronaca

Truffe Veneto Banca, escluse 218 parti civili

Oggi 26 marzo la decisione del gup Piera de Stefani. Fuori dal procedimento anche chi ha comperato azioni di Veneto Banca al di fuori del periodo in cui è circoscritto il capo di imputazione e non è poi riuscito a vendere in titoli: il comportamento tenuto dalla banca è infatti logicamente "altro" rispetto all'imputazione

Niente costituzione civile per chi ha comperato azioni di Veneto Banca al di fuori del periodo in cui è circoscritto il capo di imputazione e non è poi riuscito a vendere in titoli perché il personale non lo avrebbe messo nelle condizioni di farlo: il comportamento tenuto dalla banca è infatti logicamente "altro" rispetto all'imputazione. Questo ha deciso ieri il gup Piera De Stefani nell'udienza preliminare di oggi 26 marzo con cui vengono cancellate 218 posizioni di risparmiatori dal procedimento a carico di cinque dei vertici di veneto Banca -  Vincenzo Consoli, ex amministrare delegato e poi direttore generale di Veneto Banca,  già condannato in primo grado a quattro anni per ostacolo alla vigilanza e falso in prospetto, Mosè Fagiani, all’epoca condirettore generale e responsabile area commerciale, Renato Merlo, responsabile della “Direzione centrale Pianificazione - Controllo”, Andrea Zanatta, funzionario preposto tra l'altro alla determinazione del prezzo delle azioni e Giuseppe Cais, che della ex popolare di Montebelluna era stato il responsabile della pianificazione - tutti accusati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa in relazione alla vendita di azioni e di obbligazioni subordinate nel periodo che va dal 2012 al 2015.

Dal processo scompaiono quindi 218 persone (su un totale di 2.500), cioè chi ha sottoscritto i contratti di collocamento in epoca antecedente, o coloro che hanno già transato una percentuale delle perdite con l'istituto di credito. Poi ci sono anche quelli che, appunto, pur avendo acquistato precedentemente al 2012 sostengono di non essere riusciti a vendere, perché convinti dal personale delle filiali o finiti nella macchina tritatutto delle lungaggini burocratiche del meccanismo di cessione, quando si accorsero che quanto avevano nel portafogli stava rapidamente perdendo di valore. Le lamentele però, secondo il giudice dell'udienza preliminare, vanno logicamente oltre le imputazioni e quindi non possono essere prese in considerazione.

Il giudice si è messo in riserva (la decisione è attesa per il prossimo 4 aprile) su due eccezioni riguardanti i procedimenti per le truffe commesse a Potenza (unificate al fascicolo trevigiano) e quelle relative al filone madre, per cui si deve ancora arrivare all'archiviazione come chiesto dalla stessa Procura trevigiana. I legali degli imputati chiedono infatti che si attendano le decisioni del tribunale trevigiano prima di proseguire, pena il rischio di trovarsi ad affrontare più processi per gli stessi reati.

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