Processo Veneto Banca, l'aggiotaggio va in prescrizione. De Bortoli: «E' un fallimento dello Stato»
Sfogo amaro del pubblico ministero che, con Gabriella Cama, si sta occupando del crac della ex popolare di Montebelluna. «Se avessimo avuto più risorse - dice - non si sarebbe arrivati a questo punto». Intanto Vincenzo Consoli, unico imputato, vuole essere sentito dai giudici « per rispondere a tutte le falsità che ho sentito sul mio conto e sull'intera vicenda»
«E' un fallimento dello Stato». Lo ha detto il Procuratore facente funzioni di Treviso Massimo De Bortoli oggi, lunedì 25 ottobre, nel giorno che precede la dichiarazione di avvenuta prescrizione del reato di aggiotaggio, uno dei tre capi d'imputazione (gli altri sono il falso in prospetto e l'ostacolo alla vigilanza bancaria) di cui deve rispondere Vincenzo Consoli, alla sbarra nel primo dei procedimenti per il crac di Veneto Banca. E si teme anche per quanto riguarda il falso in prospetto, reato che si estinguerà, sempre per la prescrizione, il giorno di Natale.
«Se avessimo avuto più risorse - si sfoga De Bortoli - se avessimo avuto più personale amministrativo, se avessimo avuto più magistrati forse non si sarebbe arrivati a questo punto. A Treviso mancano le risorse, è chiaro che questo è il tema». «Certo - prosegue il magistrato che con il pm Gabriella Cama si sta occupando del "falò" di milioni di euro messi dai risparmiatori nella ex popolare - c'è stato il problema della competenza territoriale, che da Roma è passata a Treviso facendoci perdere due anni. Ma la verità è che siamo un piccolo tribunale che è stato bistratto nelle sue esigenze fondamentali. Da noi manca ancora ancora un Procuratore generale, abbiamo 10 magistrati sui 13 che sono presenti in pianta organica, abbiamo carenze gravi di personale amministrativo e di polizia giudiziaria. E sono pochi anche i giudici penali: chi si occupa di Veneto Banca ha dovuto rinviare processi al 2023 per portare a termine questo procedimento. Non possiamo continuare a pensare che sia possibile fare le nozze con i fichi secchi».
Nelle parole di De Bortoli si legge la sensazione di essere stati abbandonati. «Per fare un esempio - continua - c'era un dirigente che era disponibile a venire nella Marca da Milano ma il Ministero ha deciso che debba restare nel capoluogo lombardo. A febbraio ho chiesto due nuovi sostituti e non mi hanno neppure risposto. A Treviso spetterebbe di diritto un procuratore aggiunto, che invece è stato assegnato alla Procura di Venezia che adesso ne ha tre. Questa è la situazione, cosa vogliamo fare?».
«Ha ragione De Bortoli - ammette Luigi Fadalti, uno degli avvocati che nel processo a Consoli rappresenta le parti civili - lo Stato ha sbagliato tutto. A Treviso giudici e Procura stanno facendo del loro meglio per portare a casa il processo ma se oggi è toccato all'aggiotaggio domani probabilmente sarà la volta del falso in prospetto. Con le risorse umane che ci sono a disposizione di meglio non si poteva fare».
«Stato fallimentare? E' vero. E' tutta la partita sulle popolari venete però ad esserne inficiata e a cominciare dai controlli che la Stato italiano doveva mettere in atto attraverso Banca d'Italia e che invece, per usare un eufemismo, sono stati carenti se non assenti» è invece il pensiero di Andrea Arman, avvocato e presidente del coordinamento "Don Torta" che oggi ha manifestato fuori dal Tribunale. «Tutto sommato - spiega - debbo dire che la Procura come anche la difesa dell'ex amministratore delegato di Veneto Banca si sono comportate con onore. Il problema semmai risiede nel balletto fra Roma e Treviso per la competenza e nel fatto che non si è voluta creare una task force che si occupasse esclusivamente delle Popolari venete».
La difesa di Vincenzo Consoli, rappresentata dall'avvocato Ermenegildo Costabile, commenta la prescrizione con un laconico «pace all'anima del reato di aggiotaggio». «Io non mi interesso di queste cose - afferma - noi abbiamo la nostra lista di deposizioni che dimostreranno e stanno dimostrando che non esiste la teoria del "uomo solo al comando" che la Procura punta a dimostrare. Ogni persona che lavorava in Veneto Banca parla infatti di una ampia autonomia che le veniva data. Comunque non mi accontento della prescrizione, voglio una dichiarazione di assoluzione rispetto ai capi di imputazione attribuiti al mio assistito, quando anche siano stati prescritti".
Vincenzo Consoli intanto si dice "ansioso" di poter deporre a processo. «Il mio avvocato - dice - non è di questa opinione, ma io voglio rispondere a tutte le falsità che ho sentito sul mio conto e sull'intera vicenda».