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Cronaca

Abusi sessuali in pieno centro su un disabile, la versione difensiva: «Lei insistente e anche minacciosa»

Una 23enne ha raccontato di essere stata violentata, intorno a novembre del 2017, ai giardini da due ragazzi di origine kossovara. Ma gli imputati, che hanno deposto oggi, 16 maggio, hanno tentato di smontare tutte le accuse

Aveva denunciato due giovani di origine kosovara di essere i presunti responsabili di una violenza sessuale che avrebbe subito nei giorni tra ottobre e novembre del 2017 ai giardinetti di Sant'Andrea a Treviso. E così i due sono finiti a processi, accusati di aver perpetrato gli abusi nei confronti di una giovane che avrebbe anche un handicap mentale. Ma nell'udienza di oggi 16 maggio il procedimento ha indiscutibilmente fatto segnare un punto a favore delle difese (assistite dagli avvocati Gisella Sciaccia a Alessandro Gallo) con la deposizione dei due imputati, che hanno puntualmente ricostruito i contorni della vicenda.

Ovviamente si tratta della versione dei due ragazzi ma la loro storia troverebbe delle conferme nei messaggi "social" intercorsi con la ragazza, che al tempo dei fatti aveva 23 anni. «Era molto insistente - racconta il primo - direi quasi appiccicosa. Ci siamo conosciuti sulle piattaforme via internet, in cui i messaggi erano anche un po' spinti tanto vero che ci scambiavamo delle foto intime. Lei mi piaceva e non dava affatto l'idea di essere una disabile. Ci siamo visti due volte, in macchina ma non c'è stato sesso, solo tenerezze. Poi lei era diventata morbosa, se non rispondevo ai suoi messaggi per qualche giorno assumeva un tono aggressivo, tanto da chiamarmi con numeri telefonici sempre diversi, fingendo di non essere lei e mi diceva che non sapevo con chi avevo a che fare e che mi avrebbe punito. Scoperta reagiva assicurandomi che stava scherzando. Così la storia è finita ancora prima di nascere».

«Credo - ha spiegato l'altro ragazzo, il presunto autore della violenza sessuale materializzatasi in palpeggiamenti su varie parti del colpo accompagnate da forme di coercizione di tipo fisica - che mi avesse avvicinato per vendicarsi del mio amico. Ci siamo visti una volta per un'ora e mezza, poi più niente fino a quando, qualche settimana dopo, è arrivata la telefonata dalla Questura che mi informava che ero stato denunciato per violenza sessuale».

Nel corso dell'udienza ha deposto anche il consulente psichiatrico della difesa. «Se ci troviamo qui - ha detto - è perché la vita di due persone giovani corre il rischio di essere rovinata. La ragazza, malgrado l'handicap, è in grado di creare delle sue "situazioni" e, a dispetto di quanto riferito dal perito della Procura, anche di mentire. E' stata lei stessa ad aver detto di aver raccontato delle bugie al suo ragazzo (anche lui ha deposto oggi, insieme alla madre e al papà della presunta vittima n.d.r.) per guadagnarsi degli spazi di libertà e incontrare altri ragazzi».

La giovane (costituitasi come parte civile e difesa dall'avvocato Rossella Martin) che a seguito dell'episodio della violenza si era sentita male (ma su di lei non sono state ritrovate tracce di violenza e i tossicologici hanno dato esito negativo, confutando in senso opposto le affermazioni secondo le quali sarebbe stata drogata prima degli abusi) avrebbe raccontato agli inquirenti di essere stata avvicinata all'interno dei giardini di Sant'Andrea da uno dei due imputati e costretta, almeno una volta, ad subire delle attenzioni di tipo sessuale mentre, sempre nello stesso luogo, l'altro l'avrebbe palpeggiata contro la sua volontà e forzata a dargli un bacio. La 23enne era stata anche sentita nel corso di un incidente probatorio, avvenuto nel 2018 di fronte al gip Angelo Mascolo, in cui era stata riconosciuta come attendibile. La sentenza è attesa per il 21 novembre del 2023

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