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Mercoledì, 27 Settembre 2023
Cronaca Resana

Maxi truffa dei pannelli fotovoltaici, indagati marito e moglie

Indagine della Guardia di Finanza. Raggirato da due coniugi trevigiani un imprenditore spagnolo. Il denaro ottenuto grazie al raggiro, circa mezzo milione di euro, era stato riciclato in auto di lusso e "ripulito" dell'Irpef attraverso una fattura falsa

Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Treviso hanno concluso un’indagine per truffa, frode fiscale e riciclaggio nei confronti di due coniugi, residenti a Resana. L’operazione, condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, è iniziata dagli accertamenti su un’ingegnosa truffa, attuata dalla donna, una 39enne di origine romena, titolare di una ditta operante nel settore delle energie rinnovabili di Montebelluna, la "Caf solution", in seguito chiusa, nei confronti di un imprenditore spagnolo. A quest’ultimo, conosciuto in occasione di varie fiere del settore, la donna aveva fatto credere di essere in grado di fornire, in “pronta consegna”, circa 7.500 pannelli solari, per un costo di 675mila euro. Ricevuto il bonifico con il pagamento, però, la donna ha iniziato ad accampare scuse per il ritardo nella consegna (come ad esempio il fatto che i pannelli si trovassero nel porto di Rotterdam, circostanza non vera), finché l’acquirente spagnolo si è reso conto che la consegna non sarebbe mai andata a buon fine e che difficilmente avrebbe recuperato quanto versato, considerato che, nel frattempo, la ditta italiana (dopo aver restituito solamente 166.000 euro) aveva fatto perdere ogni traccia di sé, cancellandosi dal registro delle imprese.

Ma le condotte illecite della coppia non si sono fermate alla truffa: poiché per la somma incassata era stata emessa regolare fattura, con la conseguenza di dover versare le corrispondenti imposte (senza “scappatoie”, attesa la tracciabilità del pagamento, avvenuto con bonifico), la donna ha ben pensato, per abbattere l’imponibile, di “confezionare” e utilizzare una fattura falsa, intestata a una società svizzera, evadendo così l’Irpef per circa 160.000 euro. Dall’analisi dei conti correnti del marito, un 43enne italiano di Resana, peraltro, è emerso che parte del provento della truffa gli è stata versata dalla donna, attraverso l’emissione di assegni circolari per 150.000 euro che, una volta versati sul suo conto, sono stati successivamente prelevati in contanti, reinvestiti in certificati di deposito o ancora destinati all’acquisto di un’auto di lusso. Da qui la denuncia dell’uomo per il reato di riciclaggio.

Su richiesta della Procura di Treviso, il Giudice per le Indagini Preliminari ha quindi disposto il sequestro preventivo di un appartamento con garage e di circa 60mila euro depositati su un conto corrente, per un valore complessivo di 310.000 euro. L’operazione delle Fiamme Gialle trevigiane, che si inquadra nelle attività a salvaguardia del mercato, della libera concorrenza e delle imprese che operano nel rispetto delle regole, ha consentito anche di difendere l’affidabilità del “Sistema Italia” nei confronti di operatori economici stranieri che intrattengono rapporti commerciali con le imprese italiane, in un periodo in cui la nostra economia necessita di un rilancio, fondato anche sugli investimenti stranieri.

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