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Cronaca Vedelago

«Quei carabinieri mi hanno preso 30mila euro»: il re delle truffe a processo

Stefano Ramunni, 58enne della provincia di Bari e il suo complice, il 28enne Giovanni Chiaramonte originario di Taranto, sono accusati di calunnia nei confronti dei 7 carabinieri che lo arrestarono il 25 gennaio del 2018 a Vedelago

Moglie, sorella, parenti, amici, avvocati e banche. Tanti sono rimasti invischiati nelle sue truffe. Persino le Procure di mezza Italia  si sono fatte "gabbare" dal 58enne di Castellana Grotte, in provincia di Bari: l'uomo infatti era solito inviare dei falsi certificati di morte - la sua - per fare sì che che i procedimenti a suo carico finissero in archivio. Ora per Stefano Ramunni e il suo compagno di truffe, il 28enne Giovanni Chiaramonte, originario di Taranto, c'è all'orizzonte, dopo varie condanne, un'altro processo. E' quello per calunnia nei confronti dei 7 carabinieri che lo arrestarono il 25 gennaio del 2018 a Vedelago. 

«Siamo funzionari dello Stato Vaticano», avevano detto ai militari dell'Arma che avevano intercettato un monovolume Peugeot con dentro i due uomini che, alla richiesta dei documenti, dopo aver dichiarato di essere spagnoli avevano mostrato due carte d'identità dello Stato del Vaticano riportanti la dicitura di qualità giuridica in quanto funzionario e medico. Peccato però che i documenti fossero falsi. I carabinieri dopo aver perquisito l'auto dei due presunti spagnoli da Città del Vaticano, hanno trovato un mare di carte di credito e documenti falsi legati all'apertura di conti correnti, mutui e prestiti.

«Quei carabinieri mi hanno preso 30mila euro» in contanti che avevo in macchina» accusò Ramunni, inizialmente spalleggiato anche da Chiaramonte. Inoltre, sempre secondo il "re delle truffe" i carabinieri si sarebbero impossessati anche di cose che non potevano essere sequestrate, tra cui oggetti personali.  Per la Procura si è invece trattato di una calunnia e oggi, mercoledì 27 gennaio,  il giudice Carlotta Brusegan ha aperto il processo a loro carico.

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