Chiuse le indagini sul bar della "coca", in quattro verso il rinvio a giudizio
Dopo sei anni arriva la richiesta di processo per il il titolare del locale "400" di Fossalunga di Vedelago e per tre suoi complici. Servivano drinks e "polvere bianca" a insospettabili clienti, tra cui alcune donne
Aveva dei codici collaudati nel tempo, con cui i "clienti" del locale chiedevano, oltre ad un drink, anche una dose di cocaina. Dopo 6 anni di approfondimenti la Procura di Treviso ha chiuso finalmente le indagini sul bar "400" di Fossalunga di Vedelago, apprestandosi a chiedere il rinvio a giudizio per Alessandro Fior, 53enne, che era il titolare del locale, per il socio 48enne Qata Canga, detto "Gianni", per Moreno Zago, 48anni e nei confronti del 37enne Andrea Bortoletto. Gli ultimi due sarebbero i complici di Zago e di Cata, che secondo gli investigatori avrebbero venduto agli avventori uno spritz e una dose di polevere bianca per circa 80 euro.
La rete di spaccio contava alcune centinaia di clienti tra i 30 e i 40 anni, molti dei quali insospettabili, liberi professionisti, impiegati ma anche qualche operaio. Le posizioni più gravi sono quelle di Fior e dell’amico albanese (disoccupato ma che risultava proprietario di tre auto: una Mercedes Slk, una Fiat 500 e un Volkswagen Touareg). I consumatori di cocaina si presentavano al bar chiedendo uno “spritz” e pagandolo 100 euro. Il barista capiva al volo e con lo spritz arrivava la dose di “polvere bianca” con il resto 20 euro. A proposito di prezzi, la cocaina veniva smerciata ad un prezzo variabile tra 50 ad 80 euro a seconda che il cliente fosse un consumatore saltuario oppure uno abituale. A quest’ultimo, infatti, veniva applicato un prezzo di favore. Curiosi anche i nomi usati dai clienti per ordinare la cocaina: “olio”, “vino” o “sedie” erano infatti i termini in codice usati per richiedere lo stupefacente.