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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Veneto Banca, il liquidatore: «Dal 2013 non avrebbe potuto operare»

All'udienza di oggi, lunedì 12 luglio, nel processo per il crack dell'istituto di credito montebellunese, depone Giuseppe Vidau, commissario della liquidazione amministrativa coatta, ha spiegato perché i conti non fossero corretti tre anni e mezzo prima la vendita a Intesa SanPaolo

Appesantita dai denrari dati ai clienti per l'acquisto di azioni e non calcolati sul patrimonio, dagli importi dei crediti deteriorati molto più alti del previsto e degli avviamenti dal valore esagerato che vengono diminuiti, a fine 2013, tre anni e mezzo prima che Veneto Banca finisca per decreto in liquidazione amministrativa coatta, l'istituto di credito praticamente non esiste più. Non ha la "forza" di continuare a esercitare il credito. Lo ha detto Giuseppe Vidau, commissario liquidatore, che ha deposto oggi, lunedì 12 luglio, nel corso dell'udienza al processo che vede l'ex amministratore delegato Vincenzo Consoli unico imputato per i reati di aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza e falso in prospetto. «Il concetto di insolvenza bancaria è molto scivoloso - dice Vidau rispondendo alla domanda che gli viene posta dall'avvocato Luigi Fadalti, uno dei legali delle parti civili - diciamo che alla fine del 2013 Veneto Banca non avrebbe più potuto operare nel settore».

Ci sono infatti 144 milioni di euro di "baciate", azioni sottoscritte da clienti con soldi finanziati direttamente da Veneto Banca il cui importo però non è stato sottratto al patrimonio dell'istituto, a cui deve aggiungersi l'enorme quantità di crediti deteriorati che la banca in "pancia".  «Il management - spiega il commissario - dichiara che, sempre alla fine del 2013, sono il 7% del totale, ma una riclassificazione operata dal nostro team porta quel valore addirittura al 40%».

Gli avviamenti, che la dirigenza dell'istituto di credito stima a 1 miliardo e 200 milioni di euro, verranno inesorabilmente rivisti, e al ribasso, proprio da coloro che prendono in mano la banca nel giugno del 2017 al tempo della messa in liquidazione e della vendita del "buono" dell'operatività a Intesa San Paolo. Alla fine, epurato anche del fondo rischi, il patrimonio netto di Veneto Banca cala a un miliardo, con un patrimonio di vigilanza che picchia a 600 milioni, cifra che rende impossibile la prosecuzione dell'attività bancaria.

Prosegue intato il lavoro di indennizzo nei confronti dei cittadini che sono stati truffati dalle banche: ad oggi, a fronte di mezzo miliardo autorizzato, sono stati già bonificati 332,5 milioni di euro, di cui 192.742.790 euro al solo Veneto a favore di 26418 risparmiatori per 26811 domande. Ad annunciarlo è Federico D’Incà, Ministro per i Rapporti con il Parlamento in riferimento ai dati forniti da Consap sugli indennizzi.

«A livello territoriale – prosegue D’Incà – la provincia di Belluno ha ricevuto 2.203.442 euro per 501 risparmiatori e 507 domande; la provincia di Padova 16.586.274 euro per 2435 risparmiatori e 2481 domande; la provincia di Rovigo 2.189.371 euro per 708 risparmiatori e 717 domande; la provincia di Treviso 72.313.924 euro per 9417 risparmiatori e 9547 domande; la provincia di Venezia 11.517.764 euro per 1821 risparmiatori e 1856 domande; la provincia di Verona 8.232.822 euro per 1519 risparmiatori e 1556 domande e la provincia di Vicenza 79.699.190 euro per 10017 risparmiatori e 10147 domande».

D’Incà afferma che «dall’istituzione del Fir, il Fondo indennizzo risparmiatori, sono stati fatti molti passi in avanti a favore dei cittadini truffati. Il lavoro di tutte le autorità competenti, Mef, Consap e Commissione tecnica sta procedendo con il giusto ritmo e il cammino finora intrapreso a favore dei risparmiatori porta a risultati importanti: la mia attenzione per questa importantissima battaglia condotta dal Movimento 5 Stelle sarà sempre costante e continuerò a relazionarmi sia con le associazioni dei risparmiatori, sia con gli organi interessati per assicurare che l’intero iter si concluda in maniera fluida e nel minor tempo possibile».

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