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Cronaca

Acquisizione di Bim, prescritto il processo per truffa a Vincenzo Consoli

Questo ha deciso oggi, 23 novembre, il giudice Iuri De Biasi. Il reato, se mai c'è stato, si sarebbe verificato tra il 2008 e il 2010

Prescritto. La ghigliottina dello scorrere del tempo si accanisce ancora in uno dei filoni riguardanti il crac di Veneto Banca. A finire al macero è stato, questa volta,  il processo in cui Vincenzo Consoli era accusato di truffa per l'acquisizione di Bim, la Banca Intermobiliare di Torino, da parte della ex popolare di Montebelluna.

I fatti erano relativi al periodo tra il 2008 e il 2010 quando Pietro d'Aguì, ex amministratore delegato dell'istituto di credito piemontese, si sarebbe ritrovato con ben 30 milioni di euro di Veneto Banca rivelatesi poi carta straccia. Secondo D'Aguì i 65 milioni di euro delle azioni di Bim sarebbero precipitate, per effetto del concambio con i titoli della banca finita in amministrazione controllata nel 2017, addirittura al valore di 600 mila euro. «Consoli mi ha ingannato - aveva detto - quando acquisì la nostra banca non aveva alcun progetto imprenditoriale».

Il giudice Iuri del Biasi, che oggi, 23 novembre,  ha decretato la fine del processo, era chiamato a decidere se la truffa si fosse concretizzata alla data in cui la ex popolare era stata dichiarata sostanzialmente insolvente o se invece i reati si fossero materializzati nel momento della cessione, come sostenuto dal difensore di Consoli, Ermenegildo Costabile. Alla fine, anche tenendo conto della pronuncia, lo scorso luglio, del gup di Treviso Piera De Stefani che sulle truffe che sarebbero state perpetrate ai danni dei risparmiatori aveva aderito alla seconda ipotesi, il Tribunale ha optato per questa soluzione.

«Correttamente - è il lapidario commento dell'avvocato Costabile - abbiamo trovato un giudice che ha accolto le richieste della difesa». «Di più - dice invece il pubblico ministero Massimo De Bortoli - non si poteva davvero fare. Del resto le condizioni difficili in cui questa Procura si è trovata ad operare non le scopriamo adesso». «Il tribunale di Treviso ha deciso in questo senso e noi rispettiamo la sentenza» ha dichiarato l’avvocato Michele Gentiloni Silveri, legale di D'Aguì, che si era costituito come parte civile.

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