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Cronaca Montebelluna

Sentenza Veneto Banca: «Il percorso della giustizia è appena iniziato»

Il sindaco di Montebelluna, Adalberto Bordin, e l'ex primo cittadino Marzio Favero commentano a caldo la condanna a 4 anni di reclusione per Vincenzo Consoli. «Responsabilità molto più articolate»

Il sindaco di Montebelluna, Adalberto Bordin, commenta a caldo la sentenza sul crack di Veneto Banca arrivata venerdì 4 febbraio: «La nostra amministrazione si era attivata da subito per arginare e limitare il più possibile gli effetti del tragico epilogo della messa in liquidazione dell’istituto bancario con sede nel nostro Comune. All'epoca il mio incarico era, prima di assessore al bilancio, poi di capogruppo Lega in maggioranza e ricordo purtroppo molto bene come l’impatto sul territorio e sui risparmiatori sia stato devastante. Importanti furono gli incontri promossi dall’allora sindaco Marzio Favero con i vari presidenti di Veneto Banca che si succedettero nell’ultimo periodo, ed in particolare con Anselmi e Lanza, massimi esperti di finanza. Il gruppo di lavoro composto dai capigruppo e coordinato dal sindaco elaborò un documento che richiedeva al Governo e al Parlamento un intervento di carattere legislativo che venisse incontro agli ex soci di Veneto Banca, già duramente provati - continua il primo cittadino - La proposta originale, forse la prima o comunque fra le prime, è stata quella di una Legge speciale che riconoscesse una nuova fattispecie di truffati, i soci delle due banche popolari venete, andando oltre la norma vigente. In qualche modo la risposta arrivò col Fir – il Fondo indennizzo risparmiatori - approvato dal Parlamento ma, data la sentenza di ieri, l’indennizzo ottenuto è da considerarsi solo parziale così come parziale può ritenersi la giustizia finora compiuta» conclude il primo cittadino.

L'ex sindaco Marzio Favero, oggi consigliere regionale, conclude: «Quello di venerdì è un primo passo ma la giustizia non può considerare ancora compiuta. Quello che stupisce è come - per una vicenda così complessa e grave - possa essere ritenuta responsabile un’unica figura. Non dimentichiamo, inoltre, che molti risparmiatori furono indotti ad investire, ad acquistare quote con i risparmi di una vita senza il dovuto supporto informativo rispetto ai rischi delle operazioni. A mio avviso le responsabilità sono più articolate e un peso ce l’ha anche una cultura bancaria distorta e inappropriata che non distingue tra banche di investimento e banche di risparmio come ebbe la lungimiranza di fare Roosevelt per uscire dalla crisi finanziaria del 1929. Quella scelta si rivelò la chiave per superare la crisi e riattivare lo sviluppo economico finanziario degli Stati Uniti. Per queste ragioni il percorso della giustizia della vicenda Veneto Banca è iniziato ma non può considerarsi concluso perché i risparmiatori truffati meritano verità e rispetto».

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