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Cronaca

Il presunto ideologo della cellula terroristica muto davanti al giudice, scattano 3 espulsioni

Arjan Babaj, 28enne kosovaro, si dice estraneo al progetto attentato. Il minore aveva rotto i rapporti con gli zii mestrini per il suo integralismo. Espulsioni tra Venezia, Mestre, Treviso

VENEZIA Si è avvalso della facoltà di non rispondere Arjan Babaj, considerato l'ideologo della cellula di presunti terroristi sgominata nella notte tra mercoledì e giovedì in pieno centro storico a Venezia. Di fronte al giudice per le indagini preliminari non ha aperto bocca, sia pure dichiarandosi al suo avvocato difensore Francesco Pelliccia estraneo a ogni progetto di attentato a Rialto. Sulla sua radicalizzazione, però, pochi dubbi. Almeno dalle intercettazioni che emergono dalle carte dell'inchiesta e di post disseminati sui social network attraverso profili caratterizzati da nickname. Il 28enne kosovaro, accusato assieme agli altri 3 "compari" di voler attuare un attentato sul ponte di Rialto "per guadagnarsi il Paradiso" con il sangue dei miscredenti, era in Italia da una decina d'anni.

Lavorava come cameriere e fino a questo momento era incensurato. Una vita "normale" che tra le quattro mura dei 2 appartamenti in cui sono stati attuati i blitz si trasformava in Jihad. Desiderata e inseguita. Dopo essere stato in Siria fino al 2016 per combattere tra le fila dello Stato Islamico. Sabato mattina è previsto l'interrogatorio di garanzia nei confronti del 17enne arrestato, che viveva con gli zii a Mestre ma poi avrebbe rotto i rapporti proprio per la sua radicalizzazione. E' lui che dichiara in una intercettazione telefonica: "Sì, a Rialto. E poi bum, bum". E' lui che appare il più "duro" nei confronti degli "infedeli". Gli altri arrestati saranno interrogati nel pomeriggio di venerdì e nella giornata di sabato, ristretti nel carcere di Belluno e Treviso. Si tratta di Fisnik Bekaj, 25 anni e Dake Haziraj, 26 anni.

Intanto proseguono le indagini degli inquirenti: venerdì sono scattati gli iter che porteranno a 3 espulsioni dal territorio nazionale per motivi di sicurezza nei confronti di altrettanti indagati. Una quarta misura sarebbe in "stand by" per motivi amministrativi. Dovranno lasciare il territorio nazionale J.M., 24enne residente a San Marco, I.H., 21enne di Treviso, e A.B., 22enne domiciliato a Venezia. Sono tutti di origini dell'Est Europa. Si tratta delle altre persone finite nelle carte dell'inchiesta perché frequentavano gli ambienti integralisti degli arrestati in laguna. Al vaglio il materiale sequestrato durante le 12 perquisizioni scattate nella notte tra mercoledì e giovedì, anche in terraferma. Requisiti computer e altri dispositivi di memoria digitale. In più è stata requisita anche una scacciacani in un'abitazione non degli arrestati e di una figura molto marginale nell'inchiesta.

La Procura in ogni caso esclude i rapporti di questo gruppo con gli jihadisti partiti per la Siria lungo l'asse Belluno-Pordenone e che erano legati ad una guida spirituale radicale, già espulsa da tempo, che viveva a San Donà di Piave ma faceva proselitismo e invitava alla guerra santa muovendosi proprio a cavallo tra Veneto e Friuli.

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