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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Villorba

Sparò per "vendicare" il furto di un anello della madre, Cassazione conferma la condanna

Fabrizio Rizzardo, 50enne di Volpago del Montello, si è visto respingere il ricorso davanti agli Ermellini. La sera del 14 giugno del 2019 aprì il fuoco su un camper occupato da una coppia di sinti, colpevoli secondo lui di avere rubato in casa sua. E' quindi divenuta definitiva la sentenza a 3 anni e 4 mesi

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 3 anni e 4 mesi per tentato omicidio inflitta in secondo grado dalla Corte d'Appello di Venezia ai danni di Fabrizio Rizzardo, il 50enne di Volpago che, il 14 giugno del 2019, sparò al camper di una famiglia di sinti che viveva in un camper a Villorba, che era parcheggiato in un terreno tra via 4 novembre e via Rocchette. L'uomo, un agricoltore con piccoli precedenti alle spalle, aveva agito con la collaborazione di un complice che risultatava essere un 55enne di Povegliano. 

I due architettarono una vera e propria "spedizione punitiva" nei confronti dei presunti autori di un furto all'interno dell'abitazione di Rizzardo, un casolare tra Postioma di Paese e Volpago del Montello, a pochi passi da una cava "Grigolin": oltre ad alcuni attrezzi agricoli, di scarso valore, i "soliti ignoti" avevano preso anche un anello prezioso che in passato era appartenuto alla madre. 

Gli Ermellini hanno ritenuto infondato il ricorso che lamentava l'applicazione dell'aggravante, che sarebbe stata motivata unicamente con riferimento alla commissione del delitto in orario notturno, e la mancanza, contraddittorietà e manifesta illogicità della motivazione in relazione al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. La scelta dell'imputato di definire il procedimento con un rito alternativo sarebbe infatti stata sintomatica della presa di coscienza da parte dell'imputato della sua condotta e del suo ravvedimento, preludio della successiva confessione dei delitti commessi; e tuttavia, essa non sarebbe stata positivamente apprezzata dai Giudici di merito, che non avrebbero esplicitato il ragionamento logico-giuridico posto a sostegno del diniego.

La notte del 14 giugno di due anni fa Rizzardo e il complice, secondo quanto accertato dalla squadra mobile di Treviso, giunsero nei pressi del camper ed esplosero tre colpi di pistola contro il mezzo: due colpi furono sparati all'altezza del letto in cui marito e moglie, di 49 e 48 anni, dormivano e un terzo finì per trapassare l'abitacolo all'altezza della cabina di guida. La donna rimase ferita da una di queste pistolettate: un colpo la raggiunse infatti ad una gamba, provocandole la frattura del femore. Subito il marito accompagnò in auto la moglie verso il pronto soccorso dell'ospedale Ca' Foncello, per poi affidarla durante il tragitto ad un'ambulanza del Suem 118. Sul posto, nel frattempo, giunsero le volanti della polizia e poi gli investigatori della squadra mobile di Treviso che svolsero i primi rilievi di polizia scientifica.

Passando al setaccio i filmati delle telecamere di videosorveglianza presenti nella zona gli investigatori riuscirono ad identificare un Suv di colore scuro che fuggiva dalla zona: si trattava di un mezzo di proprietà di Rizzardo, all'interno del quale, durante una perquisizione, venne poi trovato uno dei tre bossoli esplosi quella notte a Villorba. Gli altri due bossoli, oltre alle tre ogive, furono recuperati sul posto.

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