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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Violenta la figlia e la maltratta, 55enne a processo

L'uomo, residente a Treviso, si sarebbe reso responsabile dei fatti che gli sono contestati da quando la giovane aveva 8 anni. Le accuse sono state confermate in incidente, ma subito dopo la ragazza avrebbe ritrattato le accuse

Ceffoni, e punizioni, anche fisiche, che sarebbero state ingiustificate ed eccessive. Ma soprattutto frasi con allusioni sessuali spinte, atteggiamenti equivoci che poi sarebbero sfociati in una violenza sesessuale vera e propria, con toccamenti e strusciamenti. Di questo è chiamato a rispondere, di fronte al Tribunale di Treviso in composizione collegiale, P.A., un residente a Treviso di 55 anni originario di Catania. Ad accusarlo la figlia, oramai maggiorenne, che ha raccontato tutto alla madre. Ed è scattata la denuncia, che ha portato l'uomo prima davanti al gup Marco Biagetti e poi a processo.

I fatti riportati nella querela, accaduti a Treviso, sarebbero andati avanti per parecchio tempo, esattamente dal 2012 quando cioè la giovane aveva solo 8 anni. I genitori formavano una coppia di fatto e quando è finita la relazione la ragazza, già molto piccola, viene affidata alla madre. Dopo qualche tempo, appurato che la mamma non riesce a prendersi cura di lei,  finisce per essere sballotata in una serie di comunità. Poi arriva la richiesta di affidamento esclusivo da parte del padre, che va a buon termine.

Le cose sembrano essersi normalizzate per lei fino a quando alla madre (costuita come parte civile e assistita dall'avvocato Marta Camarotto), con cui avrebbe comunque un rapporto molto conflittuale, fa le confidenze sulle presunte attenzioni di natura sessuale che le rivolge il padre. Oltre a lamentare, dice, dei maltrattamenti. «Sei una t..., una poco di buono, non ti meriti niente» le avrebbe detto l'uomo che, nei sette anni oggetto della denuncia, l'avrebbe picchiata spesso, a volte anche con la cighia dei pantaloni. In una occasione, non approvando l'amicizia che la figlia aveva con una coetanea che aveva avuto problemi di autolesionismo, le avrebbe rotto la scheda sim e fatto a pezzi il telefonino.

Poi la violenza: il 55enne, approffitando del fatto che la ragazza dormiva con lui, l'avrebbe sottoposta a palpeggiamenti delle parti intime e del seno e in una occasione si sarebbe anche fatto toccare. La giovane, che subito dopo la denuncia è stata sentita in incidente probatorio nel corso del quale ha ripetuto tutte le accuse, qualche tempo dopo ritratta tutto. «Non è vero che mio padre ha fatto quelle cose, è mia madre che mi ha spinto a dirlo», dirà agli investigatori. A questo punto il pubblico ministero Daniela Brunetti dispone che venga eseguita una perizia psichiatrica, da cui sarebbe emerso che la giovane, che pare frequentare delle "brutte compgnie", sarebbe in grado «di affermare una cosa e il suo esatto contrario senza rendersi conto degli effetti delle sue dichiarazioni».

«Il mio assistito - spiega il difensore, l'avvocato Michela Nasato - respinge tutte le accuse. La ragazza ha un profilo psicologico segnato dalle difficoltà che ha incontrato fin dalla tenera età, da qui si spiegherebbe la contraddittorietà delle sue dichiarazioni, oltre al fatto di frequentare e aver frequentato delle compagnie che possono aver avuto una grave influenza su di lei». Si torna in aula il 3 novembre.

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