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Lunedì, 2 Ottobre 2023
Cronaca Vittorio Veneto

Omicidio di Vittorio Veneto, il "killer" resta in silenzio davanti al giudice

Giovanni Maria Cuccato, l'operaio coneglianese di 44 anni arrestato per l'omicidio di Luciano Dall'Ava, il 72enne pensionato di Colle Umberto, si è avvalso della facoltà di non rispondere ma ha rilasciato delle dichiarazioni spontanee

«Non volevo uccidere, sono stato preso da un raptus». Questo ha detto Giovanni Maria Cuccato, l'operaio coneglianese di 44 anni arrestato per l'omicidio di Luciano Dall'Ava, il 72enne pensionato di Colle Umberto, ucciso sabato sera in piazza Fiume a San Giacomo di Veglia con un fendente alla gola inferto con un coltello da cucina, mentre si trovava a lato del suo Fiat Fiorino bianco posteggiato nei pressi del parcheggio davanti alla sede di Banca della Marca.

L'uomo è apparso oggi, mercoledì 16 dicembre, in collegamento telematico davanti a gip Gian Luigi Zulian assistito dal proprio legale, l'avvocato Cristiana Polesel, per l'udienza di convalida e l'interrogatorio di garanzia, in cui si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ha fatto però delle spontanee dichiarazioni, in cui ha ribadito che la sua intenzione non era quella di uccidere. E' indagato per omicidio e per il tentanto omicidio di Joy, la 39enne di origine nigeriana, vittima innocente di una contesa fra Dall'Ava e Cuccato, con cui aveva avuto una relazione. Il gip si è riservato la decisione sulla misura cautelare, ovvero la detenzione in carcere, chiesta dal pubblico ministero.

La macchina del 44enne e la sua casa, dove è tornato dopo l'accoltellamento, sono state sequestrate e saranno oggetto, nei prossimi giorni, dei rilievi di cui è stato incaricato il Ris dei Carabinieri di Parma. Intanto domani verrà dato incarico al dottor Alberto Furlanetto di effettuare l'autopsia sul corpo del povero 72enne. Secondo la ricostruzione dei fatti Giovanni Maria Cuccato ha inferto numerose coltellate a Luciano Dall'Ava, di cui due sono risultati letali: una alla gola e una sotto la clavicola, che gli ha causato la rottura dell'arteria. Poi, con gli abiti macchiati di sangue, è andato a casa, a Osigo di Fregona, si è cambiato pantaloni, maglione e giubbetto. Ed è tornato sul luogo del delitto, con le mani ancora sporche, così come le scarpe da ginnastica che aveva scordato di cambiare.

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