Aggressione razzista degli ultras del Treviso, vittima depone in aula
I fatti sarebbero accaduti a Vittorio Veneto il 25 aprile del 2018. A processo con l'accusa di lesioni aggravate dall'odio etnico razziale e nazionale e danneggiamenti ci sono il 27enne Nicolò Cervi, la 42enne Antonella Pavone, entrambi di Treviso, il 50enne Alessandro Rossi e il 40enne Pierpaolo Nicola di Ponzano
«Non auguro a nessuno di passare i momenti che ho vissuto io». Lo ha detto oggi, venerdì 8 ottobre nella sua deposizione, il cittadino marocchino 43enne che il 25 aprile del 2018 venne picchiato davanti alla figlia a Vittorio Veneto da quattro ultras del Treviso Calcio, che erano appena stati a vedere la finale della Coppa Veneto dilettantistica tra il Treviso e l'Opitergina.
A processo, con l'accusa di lesioni aggravate dall'odio etnico razziale e nazionale e danneggiamenti ci sono il 27enne Nicolò Cervi, la 42enne Antonella Pavone, entrambi di Treviso, il 50enne Alessandro Rossi e il 40enne Pierpaolo Nicola di Ponzano (tutti difesi dall'avvocato Fabio Crea), già raggiunti da un Daspo emesso dal questore di Treviso, che gli impedirà di partecipare o accedere a eventi sportivi per cinque anni. A fare le spese della loro violenza ci sarebbe stato anche un secondo cittadino nordafricano di 22 anni.
«Ho notato - ha detto in aula il 43enne - che erano tutti su di giri, forse per le birre che avevano in mano. Io stavo passeggiando con mia figlia, allora 13enne. Indossavo una maglietta da calcio del Real Madrid e loro mi hanno chiesto se fossi spagnolo. A quel punto, ero quasi arrivato a casa, un mio vicino mi ha chiesto, in arabo, se andasse tutto bene. E' allora, quando hanno capito che ero un marocchino, che è scattata la violenza. Ricordo che uno ha esclamato "mi sono veneto", poi sono cominciati e calci e i pugni. Mia figlia è riuscita a trovare rifugio all'interno del condominio, dove poi sono giunto anche io ma i quattro sono riusciti ad entrare».
Nella colluttazione il 43enne ha riportato escoriazioni al collo, alla testa e contusioni al torace. Il 22enne, a cui uno dei quattro avrebbe anche fatto con le mani il gesto del taglio del collo, ha invece ha rimediato un trauma facciale, la rottura delle ossa del naso e traumi ad una spalla giudicati guaribili in quindici giorni. Fortunatamente incolume ma in forte stato di choc la 13enne.