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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Vittorio Veneto

Violentò la moglie disabile, l'Appello conferma sostanzialmente la sentenza

Un 51enne di Vittorio Veneto si è visto ridurre di otto mesi la condanna di primo grado. L'uomo non avrebbe voluto accettare la malattia della donna

Otto mesi in meno di pena detentiva. Il resto invece, a partire dalla misura che fissa ad un anno, una volta espiata sentenza, il divieto di avvicinamento alla parte offesa, è stato confermato. E' questa la decisione della Corte d'Appello di Venezia al riguardo del caso di 51enne di Vittorio Veneto (difeso dall'avvocato Stefano Arrigo) accusato di aver di aver violentato la ex compagna di 34anni.  E' di sei anni e sei mesi - contro i 7 anni e 4 mesi del primo grado - la condanna, cui si aggiunge, oltre alla misura cautelare, una provisionale di 10 mila euro.

L'uomo era finito a giudizio nel 2019 per fatti che risalivano all'anno prima. Secondo le indagini i due vivevano da tempo come  separati in casa, per quanto continuassero a dormire nello stesso letto. Con la fine dell'amore si era naturalmente spenta anche la passione sotto le lenzuola, anche per effetto della malattia di lei (difesa a processo dall'avvocato Alessandra Cadalt), affetta di Sla; ed è proprio questa la circostanza che secondo la 34enne l'ex compagno non avrebbe voluto accettare. Da qui l'innesco dell'episodio in cui sarebbe avvenuta la violenza sessuale.

Un giorno di metà luglio l'uomo l'avrebbe approcciata sessualmente ma lei, che considera la storia chiusa, lo avrebbe respinto. A quel punto il 51enne l'avrebbe immobilizzata sul letto e stuprata. La violenza si sarebbe ripetuta, pur con esiti diversi, circa un mese dopo. È il 13 agosto quando lui le si avvicina, lei lo spinge via e a quel punto l'uomo le avrebbe strappato di dosso la biancheria, iniziando a palpeggiarla. Sconvolta la 34enne sarebbe fuggita dalla casa, andando a sporgere denuncia. Il giorno dopo ha fatto le valigie e se ne è andata in compagnia del figlio, trovando ospitalità dai genitori.

Ma il 51enne non si voleva rassegnare e così avrebbe iniziato a tormentarla con telefonate, messaggi e appostamenti. Si sarebbe più volte presentato a casa della famiglia di lei chiedendo di vederla e in un'occasione, a settembre, si sarebbe recato sul posto di lavoro dove l'avrebbe strattonata e minacciata.

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