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Cronaca Vittorio Veneto

Omicidio di Vittorio Veneto, la perizia psichiatrica inchioda le due indagate

Secondo la relazione tecnica che sta per essere depositata Patrizia Armellin e Angelica Cormaci, in carcere per la morte del 57enne Paolo Vaj, pur sofferenti di un disturbo borderline medio grave erano pienamente consapevoli di quello che stavano facendo

«Non vi è nulla che diminuisca la loro capacità in relazione all'atto». Questo dice la perizia psichiatrica su Patrizia Armellin e Angelica Cormaci, le due donne accusate dell'omicidio volontario, premeditato con l'aggravante della minorata difesa, della convivenza e di aver agito di notte, del 57enne Paolo Vaj, ucciso nella casa di Via Cal dei Romani nella notte tra il 18 e il 19 luglio scorso.

Si va quindi verso il rinvio a giudizio per la vittoriese e l'amica siciliana, che martedì prossimo dovranno affrontare l'udienza preliminare. I difensori, gli avvocati Marina Manfredi e Stefania Giribaldi, avevano argomentato che i carabinieri, in fase d'indagine, avessero rilevato che i comportamenti di Patrizia e Angelica sono disturbati, ripetendo spesso il termine bipolare. Patologia di cui sarebbero entrambe affette come ha rilevato il professor Luca Monteschi, perito del tribunale di Brescia nella relazione psichiatrica che la difesa ha depositato. 

La perizia rileva in effetti che Patrizia Armellin e Angelica Cormaci sono affette da disturbo borderline medio grave, da disturbi patologici e pregressi della personalità e ciò nonostante le rispettive condizioni mentali non hanno inficiato nella loro capacità di intendere e di volere al momento di uccidere. Paolo Vaj venne ritrovato asfissiato, il corpo coperto di lividi e l'autopsia dirà che prima di morire aveva bevuto molto tanto da essere in stato alterazione. Particolare questo si cui la Procura si è soffermata, tanto da arrivare a dire che "la Armellin e la Cormaci lo hanno indotto a bere" per attuare il disegno criminoso. 

Resta, e su questo il gup Marco Biagetti deciderà martedì prossimo, l'eccezione di incostituzionalità presentata dai difensori e relativa alla impossibilità di chiedere il rito abbreviato, introdotta dalla recente riforma per reati che prevedano come pena l’ergastolo ma che poi potrebbero essere riqualificati, nel caso della Armellin e della Cormaci da omicidio volontario a preteritenzionale.

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