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Cronaca Vittorio Veneto

Processo Vaj, le difese: «Non c'è la prova che le cose siano andate come sostiene la Procura»

Secondo gli avvocati Marina Manfredi e Stefania Giribaldi, difensori di Patrizia Armellin e Angelica Cormaci, la vittima morì per una crisi epilettica a cui seguì un attacco di cuore. Per le due donne la Procura ha chiesto rispettivamente una condanna a 14 anni e all'ergastolo

«Non c'è la prova che le cose siano andate come sostiene la Procura. Per questo ci auguriamo che arriverete ad una sentenza di non colpevolezza». Lo hanno detto nella loro requisitoria conclusiva, rivolte alla Corte, Marina Manfredi e Stefania Giribaldi, i legali di Angelica Cormaci e Patrizia Armellin, le due donne a processo per la morte del 56enne Paolo Vaj, avvenuta nella notte tra il 18 e il 19 luglio del 2019 nella casa di via Cal dei Romani, a Vittorio Veneto. Per la 27enne Cormaci e la 57enne Armellin il pubblico ministero Davide Romanelli ha chiesto, rispettivamente, una condanna a quattordici anni, con la concessioni delle attenuanti generiche, e all'ergastolo.

I due avvocati hanno esordito ricordando come sia stato stato leso il diritto alla difesa in avvio delle indagini. «L'incidente probatorio - è stato ricordato - non si è svolto se non quattro mesi dopo i fatti, per quanto le nostre assistite presentassero i segni inequivocabili della colluttazione con Vaj: la Cormaci zoppicava mentre la Armellin aveva dei segni intorno al collo. Inoltre per settimane non è stato possibile per loro fare le telefonate agli avvocati e solo l'intervento del garante per i diritti del recluso ha sanato questa incredibile situazione».

«Paolo Vaj - ha sostenuto la Manfredi, difesnore della Armellin - non meritava di morire, era un uomo gravemente malato e cercava solo l'amore. Ma la Procura usa parole suggestive per descrivere i fatti di quella notte, come "schiacciamento" della cassa toracica, quando invece abbiamo dimostrato a processo che è impossibile che le lesioni si siano prodotte come sostiene l'accusa, perché il peso che avrebbe dovuto essere esercitato è decisamente eccessivo. Vaj è morto per un attacco epilettico a cui è seguito un infarto dopo aver discusso con Patrizia Armellin e Angelica Cormaci, le condizioni del suo cuore erano tali che persino un corsa su per le scale avrebbe potuto risultargli fatale. Le ferite al costato sono dovute ad un incidente in motorino che aveva avuto qualche giorno prima».

La Manfredi ha poi "biasimato" la costituzione come parte civile della moglie di Vaj, Roberta Bencini. «Fatta non tanto per il risarcimento - ha detto - quanto per un desiderio di vendetta nei confronti della Armellin e per avere visibilità, visto che il processo viene ripreso dalle telecamere della Rai". L'udienza è stata aggiornata al prossimo 11 marzo per le repliche la sentenza.

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