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Cronaca Vittorio Veneto

Delitto Vaj, per i testimoni dell'accusa la Armellin era una donna violenta

Nel processo per l'omicidio del 56enne, avvenuto la notte tra il 18 e il 19 luglio a Vittorio Veneto, Patrizia sarebbe stata facile alla minaccia. La donna, coimputata insieme alla 25enne Angelica Cormaci, deve rispondere di omicidio volontario aggravato

Patrizia Armellin, che con la 25enne Angelica Cormaci è accusata dell'omicidio volontario di Paolo Vaj, 56 anni, avvenuto nella notte tra il 18 e il 19 luglio del 2019 nella casa di via Cal dei Romani a Vittorio Veneto, non era nuova alle minacce. La 55enne le avrebbe esercitate anche sull'ex marito Luca Sisti e su Tatiana Gobbo, una ex badante cui la Armellin avrebbe portata a vivere in casa, prima a Monte Marciano (Senigallia) dove viveva con l'ex consorte e poi a nel trevigiano. Minacce che si sarebbero trasformate anche in aggressioni fisiche vere e prorie.

E' quanto emerso nella udienza tenuta oggi, venerdì 10 settembre, al processo che vede sul banco degli accusati la Armellin e la Cormaci, che avrebbero ucciso Paolo Vaj mettendosi sopra allo sterno dell'uomo, che sarebbe quindi morto per asfissia. Sul banco dei testimoni chiamati dall'accusa, rappresentata dal pubblico ministero Davide Romanelli, si sono seduti Sisti, sposato con la Armellin fino al 2017, un uomo pordenonese che la presunta omicida avrebbe conosciuto su un sito internet per single e Tatiana Gobbo, l'inquilina che la 55enne avrebbe ospitato fino all'ottobre del 2018, quando la Gobbo decide di lasciare l'abitazione di via Cal dei Romani esasperata dall'atmosfera che si era fatta per lei non troppo amichevole.

L'ex marito ha raccontato che la Armellin ad un certo unto si sarebbe distaccata da lui, accusandolo dei problemi della coppia. «Mi ha anche reso varie volte per il collo - ha raccontato - ho avuto la percezione che cercasse una reazione, ma io ho sempre mantenuto la calma». L'uomo ha raccontato che durante il matrimonio era lui che portava a casa i soldi che servivano e che la Armellin, giunta alla decisione di lasciarlo, gli avrebbe fatto firmare un scrittura privata che lo impegnava a darle un terzo del proprio stipendio, un assegno di garanzia di 10 mila euro, un terzo della eventuale liquidazione e a intestarle la sua macchina, di cui comunque Patrizia si era resa l'onore di pagare le rate. «Dal momento che non volevo firmare - ha affermato - abbiamo avuto una discussione in cui mi ha minacciato di buttarmi giù dalle scale, tanto nessuno, mi ha detto, avrebbe creduto all'omicidio e, dal momento che ero in cura per una depressione, avrebbero pensato ad un gesto estremo».
Testimone di tutto la Gobbo, che Patrizia Armellin conosce, così come il marito, sulla piattaforma virtuale di Second Life. «In quell'ambiente - ha detto la donna - era gentile e disponibile. Poi, conosciuta di persona, si è dimostrata volubile e minacciosa, tanto da avermi più volte messo le mani addosso. Ho conosciuto anche Paolo Vaj e posso dire che con lei era amorevole, protettivo, sempre attento i suoi bisogni. E' vero, Paolo beveva anche quattro lattine di birra ogni sera, ma l'alcol non portava ad assumere comportamenti violenti, semmai parlava tanto di suo padre, di lui e della sua vita con Patrizia».

Ma di Vaj la Armellin raccontava a tutti gli sbalzi d'umore e i suoi atteggiamenti violenti. «Una volta - ha detto l'uomo conosciuto su internet e con cui l'imputata ha stretto, per qualche mese, una relazione  - mi ha raccontato che Paolo aveva usato un pistola e l'aveva ferita ad un braccio. Le ho detto di rivolgersi a qualcuno e lei mi disse che aveva parlato con i carabinieri ma che non c'era nulla che si potesse fare».  

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