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Cronaca Vittorio Veneto / via Rosolen

Ucciso con tre coltellate al collo, il figlio reo confesso: «Mi sentivo perseguitato da mio padre»

Riccardo De Felice, il 24enne di Vittorio Veneto accusato dell'omicidio del padre Francesco, avvenuto alle prime luci dell'alba oggi, 16 novembre, soffrirebbe di una forma paranoica accompagnata da deliri persecutori. Il giovane ha provato a giustificare il terribile fatto di sangue sostenendo che il papà lo avrebbe vessato

«Mi sentivo perseguitato da mio padre, lui mi vessava».  C'è un lucida follia nelle parole di Riccardo De Felice, il ragazzo 24enne di Vittorio Veneto indagato per omicidio volontario in relazione alla morte del padre, Francesco, ucciso con tre coltellate alla gola nella prime ore della mattina di oggi, nell'appartamento di via Rosolen. Forse a scatenare il raptus, che è capitato come un fulmine a ciel sereno, è stato un episodio, accaduto soltanto qualche giorno fa: Riccardo si era allontanato dall'abitazione  dove viveva con la vittima e la madre Adriana ed era stato ritrovato dal papà nella zona della Pedemontana. Il giovane non era però voluto salire in macchina con il genitore, anzi i due avrebbero discusso. Poi lo hanno intercettato in un locale pubblico a Vittorio Veneto ed era tornato a casa.

In realtà erano settimane che il 24enne, laureato in filosofia a Venezia e che aveva avuto un esperienza di lavoro come operaio alla Zoppas di Conegliano, dava segnali di sofferenza mentale. Un "male oscuro" che lo aveva portato anche a vedere uno psicologo: ma nessuno avrebbe potuto aspettarsi l'esplosione di violenza che ha portato alla tragedia di stamani.

Riccardo De Felice, che da qualche tempo si era trasferito con la madre e il padre a Vittorio Veneto a seguito dell'ultimo incarico di servizio di Francesco, a Motta di Livenza prima della pensione come tenente colonello dell'esercito, soffrirebbe di un disturbo paranoico con deliri persecutori. Da qualche tempo se la prendeva con la famiglia (ha anche un fratello, che però vive all'estero) e soprattutto con il papà, che accusava di vessarlo. Un 24enne difficile insomma su cui c'era da parte di tutti la consapevolezza che avesse bisogno di aiuto.

Dopo l'accoltellamento, tre fendenti al collo di cui uno ha probabilmente reciso l'arteria, seguiti ai due colpi alla testa che Riccardo avrebbe inflitto al padre  con una sbarra di metallo usata per fare esercizi di trazione, ha atteso i carabinieri, chiamati dalla madre scovolta. Lo hanno trovato nel pianerottolo, ancora in stato confusionale per ciò che aveva fatto. Una volta portato in caserma e calmatosi ha rilasciato delle dichiarazioni spontanee in cui non solo avrebbe confessato ma avrebbe anche tentato di giustificare l'omicidio. "Mio padre mi perseguitava" ha detto. Il sostituto procuratore Davide Romanelli, il magistrato che si sta occupando del caso, è intenzionato a sottoporre il 24enne ad una perizia psichiatrica.   

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