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Cronaca

La grande retata di Mestre, caserma Serena crocevia dello spaccio

Luca Zaia: "E' la riscossa della legalità e la “liberazione” per migliaia di cittadini che ora possono riprendersi le loro strade e ricominciare a vivere senza i venditori di morte di fronte al portone di casa"

TREVISO Tra gli arrestati nella maxi retata eseguita dalla polizia a Mestre, martedì scorso, c'è anche un cittadino nigeriano che era ospitato presso la caserma "Serena" di Dosson, centro utilizzato dall'organizzazione specializzata nello spaccio dell'eroina come punto di stoccaggio della sostanza. Gli ovuli di droga venivano consegnati direttamente di fronte alla "Serena".

“La Polizia ha fatto finalmente pulizia! Non è un facile gioco di parole ma, per fortuna, la riscossa della legalità e la “liberazione” per migliaia di cittadini che ora possono riprendersi le loro strade e ricominciare a vivere senza i venditori di morte di fronte al portone di casa. Per questo lavoro di pulizia mi congratulo e ringrazio la Procura di Venezia, la Direzione Distrettuale Antimafia, i magistrati, che hanno coordinato le indagini e le forze dell’ordine che hanno portato a termine questo blitz”. Lo afferma il presidente della Regione Luca Zaia in merito alla maxi operazione di polizia che ha colpito al cuore in maniera esemplare una delle maggiori aree di spaccio della droga a Mestre.

“Spacciatori liberi di agire e vendere morte ai nostri giovani, delinquenti indisturbati nelle strade di Mestre, droga nascosta nel centro di accoglienza della caserma Serena, un’organizzazione verticale con caratteristiche mafiose, profitti inviati in Nigeria, utilizzo di finti profughi per lo spaccio.... Questa – sottolinea Zaia - la drammatica realtà che attanagliava i quartieri di Mestre. Un andazzo colpevolmente sopportato per anni, all’insegna del malinteso buonismo e di una tolleranza divenuta complicità. Per fortuna ora la Polizia ha liberato quelle zone. Bisognava tuttavia attendere così tanto tempo per agire? Lasciare che sedicenti profughi si organizzassero in modo mafioso diventando padroni di intere zone della nostra città? In quante altre città venete sta accadendo la stessa cosa? Per fortuna l’aria è cambiata...  Speriamo soltanto che questa gente venga rispedita a casa sua o resti in galera per sempre”.

“Nessuno – conclude Zaia - è contro l’immigrazione di chi vuole lavorare e rifarsi una vita nell’onestà. Questa non la definisco neppure immigrazione: è delinquenza della peggior specie e basta. Adesso bisogna ripulire tutte le zone di clandestinità esistenti nelle nostre città venete. Sappiamo tutti dove sono e chi le compone. Per le forze dell’ordine un compito duro ma che sono certo sapranno portare a termine con la consueta professionalità”.

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