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Venerdì, 19 Aprile 2024
Dalla Rete Sant'Antonino

Pandemia e regione Veneto: "Ascoltate anche la voce dei cittadini, è un nostro diritto"

La presa di posizione di Cittadinanzattiva Treviso in merito alla gestione della sanità veneta in questi mesi di pandemia. "Non ci interessano le colpe e le responsabilità, vorremmo solo una comunicazione più semplice e che le Ulss e gli Enti locali potessero esercitare il loro ruolo definito, in merito alla salute pubblica".

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrevisoToday

Ancora una volta la sceneggiata (uno, nessuno e centomila) della Commissione Regionale Sanità non ha permesso di capire come sono andate le cose nella nostra Regione nella pandemia da Covid-19, le ragioni di questo andamento, la situazione attuale e le eventuali azioni progettate per superare la crisi. La discussione, per prima cosa, è stata condotta in un luogo improprio. Il contesto più adatto era senza dubbio il Consiglio Regionale, il punto più alto della politica (magari un po' meno in quella veneta, visto il ruolo di "monarca" del presidente della Giunta e i rimbrotti, con il sorriso beffardo sulle labbra, del presidente del Consiglio per chi non la pensa secondo il pensiero unico, sia pure con una formale cortesia). Fuori luogo anche la decisione del presidente Luca Zaia di impostare il discorso sulle colpe. L’acquiescenza della minoranza e la funzione di mera comparsa al dibattito dei manager, non hanno contribuito a chiarire i termini della discussione, impedendo ai cittadini veneti e alle loro associazioni di capire come stanno le cose e di avere rassicurazioni sulla loro salute. Tenteremo pertanto noi di Cittadinanzattiva, con queste riflessioni, non di comprendere com’è la situazione (impossibile da definire in base a quanto ci è stato comunicato), bensì di mettere un po’ di ordine. Quindi non ci interessa sapere di chi sono colpe e le responsabilità, perché almeno questo è chiaro: sono del presidente della Giunta. La sua gestione monocratica è una delle concause, forse la principale, di questo insieme di difficoltà, in quanto assolutamente ostile ad ogni forma di partecipazione e coinvolgimento degli stakeholder primari: i cittadini. Su questi temi sono i cittadini a decidere, non i tribunali! In secondo luogo si intende sottolineare il ruolo di subalternità e di mera comparsa dei tecnici presenti. Pur comprendendo il “tengo famiglia” e senza metterne in discussione la professionalità e la dedizione, sono stati indicati chiaramente come “correi” e hanno assunto (consapevolmente o meno) il ruolo di scaricare la politica da ogni responsabilità. La loro presenza e il loro contributo al dibattito sono stati penosi e umilianti per loro, ma anche per noi. Rendere pubblica la nostra indignazione non è una “resa”, bensì l'affermazione di un diritto. Diritto perché l’oggetto del dibattito è la salute e quindi una cosa pubblica e di vitale importanza per le persone. Il danno derivato da un dibattito inconcludente, confuso e confondente (volontariamente o meno) è offesa al senso umano, sociale e della giustizia. Questa nostra indignazione va anche intesa, con la necessaria contestualizzazione di tempo ed eventi, come dichiarazione politica "gandhiana" contro chi impedisce alle persone di vivere nei e dei loro diritti. Superato questo doveroso giudizio politico, proprio perché non ci interessa sapere di chi è la colpa o chi "ha le palle", vorremmo riproporre alcune idee per il futuro. 1) Sul tema della salute, ridare ruolo e funzione agli stakeholder prioritari: i cittadini. Il Servizio Sanitario Nazionale nelle sue articolazioni territoriali, come stabiliscono sia la Costituzione Italiana che principi, leggi, norme e decreti che lo costituiscono, è destinato a tutelare la salute di tutti i cittadini e a curare le persone malate. Non è invece di proprietà personale di chi vi opera o di chi, con delega (momentanea) lo gestisce. 2) Le Aziende Ulss, contrariamente a quanto succede oggi, sono aziende autonome. Tale è la loro configurazione giuridica. Devono essere gestite come imprese sociali e devono gestire i bisogni e la domanda di salute delle persone e delle comunità rispettando in primo luogo i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), operando anche per superarli, nell’ottica di risposte sempre più adeguate e performanti. Purtroppo, rileviamo che le Aziende Locali Socio Sanitarie sono diventate mestamente meri esecutori delle direttive della Regione oppure dello Stato. 3) Va rivalutato il ruolo degli Enti locali. La legge stabilisce per loro compiti precisi. Oggi non li assolvono. La loro incidenza e ininfluenza sulle dinamiche della salute pubblica, che sono chiamati a garantire, è molto limitata e cogente. D'altra parte, nella discussione attuale sulla salute, l'ANCI - che li rappresenta - è stata silente e assente (forse perché anche loro tengono famiglia...). Esercitino il loro potere, in nome dei diritti sanciti e riconosciuti, dei cittadini. Loro sono la rappresentanza primaria degli stakeholder, ossia dei portatori di interesse. 4) Occorre un'informazione seria a diversi livelli di interlocuzione. In attesa che si aggiusti la "cabina di comando", almeno la comunicazione sia informativa e semplice. Si semplifichi il più possibile e direttamente l'accesso alle prestazioni. Oggi questo è limitato e impedito, anche dalle nuove pazzesche e diffuse comunicazioni tramite link, segreterie automatiche, portali, il “chiama tu che forse rispondo”, e viceversa. I punti intermedi di contatto, le associazioni, i patronati, i caf ed altri, sono stati spazzati via dal Covid e dalle tante indiscriminate decisione anti-pandemia. In provincia di Treviso, ad esempio ci sono 180mila persone over 60: di queste, la stragrande maggioranza ha difficoltà ad usare le nuove tecnologie. E non basta avere figli, perché questi, come tutti, hanno altre cose da fare. Oggi, lo stiamo dicendo da tempo, anche loro soffrono la sindrome, sempre più diffusa e in modo silente, della "gerontofobia".

Cittadinanzattiva area Treviso

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