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Essere artigiani Cna rende felici: da calciatore ad imprenditore, ecco la storia di Juri

"Artigiani Next Generation" è un viaggio alla scoperta di com’è cambiato e di come ancora sta cambiando il lavoro artigiano e di chi è, oggi, l’artigiano, tra mestieri tradizionali, i nuovi e quelli ancora da inventare

Essere artigiani rende felici. È quanto emerge dal progetto multimediale Artigiani Next Generation in cui CNA Treviso, con il sostegno dell’Ebav, ha coinvolto 14 giovani imprenditori di diversi settori produttivi. «Nonostante fare impresa oggi sia davvero un’impresa per via della pressione dovuta al cambiamento continuo dei mercati e alle complicazioni specifiche della nostra burocrazia, chi sceglie di lavorare in proprio è più soddisfatto, gratificato e ottimista, come testimoniano i 14 giovani imprenditori intervistati dalla nostra Associazione – afferma Luca Frare, presidente di CNA territoriale di Treviso -. Affrontare le sfide e superarle con successo è caratteristico del mestiere autonomo, forma il carattere e dà motivazione. Il lavoro artigiano consente libertà e creatività, per questo incoraggiamo i giovani a guardare alle nostre imprese, a venire a farsi un’esperienza e poi a mettersi in proprio. Il futuro del lavoro è artigiano».

LA STORIA DI JURI TOPPAN

Buon sangue non mente, verrebbe da dire. Juri Toppan, 32 anni, ha preso la palla dal padre Otello in Autosalone 2000, rivenditore pluri marca di auto usate e nuove, a Fagarè della Battaglia. Ora è lui che principalmente si occupa della compravendita delle auto e della gestione dell’attività, collocata in un sito speciale: esattamente di fronte all’imponente sacrario militare, in una visione che riconcilia. Ne raccontiamo la storia nell’ambito del progetto Artigiani Next Generation, ideato da CNA e sostenuto dall’Ebav. Prima di entrare, sei anni fa, nell’azienda di famiglia, Juri faceva il calciatore professionista con un curriculum di tutto rispetto e ingaggi in squadre come l’Inter, l’Udinese, La Spezia, il Foggia. Poi, a 25 anni, la decisione, ponderata, di attaccare le scarpette al chiodo e cambiare vita.

«Sono una persona molto esigente con me stesso – racconta – e avevo capito che, nonostante fossi ancora giovane, non avrei avuto ulteriori possibilità di miglioramento. Non è stato facile lasciare il calcio ma devo dire che, dopo 15 anni, mi ero anche stancato di quel mondo…Mi ha spinto a fermarmi la considerazione che, se dovevo costruirmi una professione, a 25 anni sarebbe stato più facile che a 35». Eppure alle auto non ci pensava per niente. «Di macchine non mi è mai importato nulla, non ho mai avuto belle auto – confida - Quando ho smesso con il calcio pensavo di iscrivermi al diploma di laurea in fisioterapia. In attesa dell’esame di ammissione, per non stare con le mani in mano, mi sono messo a disposizione dell’azienda di mio padre come tuttofare. Con mia sorpresa ho scoperto che si stava bene e che mi piaceva tantissimo».

Innamoramento inatteso, dunque. Come, probabilmente, quello per Vittoria, che ora è il pilastro amministrativo dell’azienda e sua compagna di vita. Oggi il mister del team di Autosalone 2000 è lui: «Il mondo dello sport è stato per me un’ottima palestra – dice - Lo sport a determinati tipi di livelli insegna organizzazione, puntualità, rispetto delle regole e a comunicare con i tuoi collaboratori o fornitori». Juri è rimasto esigente con se stesso come quando inseguiva il goal negli stadi di tutta Italia; e i risultati si vedono. «Il mio obiettivo è di mantenere tutto quello che è stato creato in questi anni e sviluppare nuovi concetti per migliore e far crescere la mia azienda – spiega -. Sono entrato qui che c’era una base solidissima. Il cambio generazionale l’ho vissuto in maniera difficile ma consapevole. Ho le mie idee e le ho portate avanti. Il mondo dello sport mi ha inoltre insegnato a prendermi delle responsabilità e a rischiare, anche. Ho rischiato, ho portato dei buoni risultati e questo mi ha aiutato ad acquisire fiducia da parte della squadra». Cosa lo motiva? «Papà Otello» che, peraltro, continua ad essere una presenza assidua in Autofficina 2000, da lui creata nel 1976.

«La mia motivazione più grande è mio padre – afferma Juri regalando un’espressione forte-: preferirei bruciare all’infermo piuttosto che mandare tutto quello che è stato fatto in questi quarantacinque anni». A questo giovane uomo che sa misurarsi con se stesso e a cui piacciono le sfide, il piatto è stato servito nel 2020: la pandemia ha infatti stravolto il mercato dell’auto e Autosalone 2000 ha dovuto adattarsi e trovare nuove strategie. Lo ha fatto bene – ci dicono – tanto che il 2020 e 2021 sono stati anni con fatturati (e utili) da record. «È cambiato molto il lavoro in questi due anni, ma soprattutto in questi ultimi mesi – conferma Juri – per cui ogni giorno c’è un problema, ogni giorno c’è una cosa nuova, ogni giorno devi trovare una soluzione. Non credo che essere un buon imprenditore significhi essere sempre deciso e non aver mai paura. Io credo che tutti abbiamo delle paure, bisogna capire come le si affrontano».

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