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Economia

Caro bollette: «Aiuti del Governo poco più di una mancetta per le aziende»

Oscar Bernardi, presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana, commenta la situazione del caro bollette in Italia e della crisi diplomatica tra Russia e Ucraina: «I mercati non aspettano»

«L'annullamento degli oneri di sistema sulle bollette dell’energia varati dal Governo per il primo semestre dell’anno rappresenta, in termini assoluti, un aiuto significativo ma per le singole aziende appare poco più di una mancetta».

A dirlo è Oscar Bernardi, presidente di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana commentando il caro bollette e la crisi diplomatica tra Russia e Ucraina: «A fronte di aumenti registrati del 200% una riduzione del 10% è poca cosa, un gesto simbolico più che un reale aiuto - continua il presidente - Il Consorzio Caem di Confartigianato, rileva che un panificio con 149mila kWh annui vede la bolletta passare da 21mila euro del 2021 a 46.600 del 2022, anche escludendo il 9.4% degli oneri di sistema. Un’azienda meccanica con 1.2milioni di KWh l’anno passa da 188 mila euro di bolletta a circa 400mila (+118, 5%), con 8.4% di abbattimento degli oneri di sistema.  Anche sul versante forniture del gas la situazione è speculare. Da troppo tempo il sistema Italia attende una svolta, purtroppo continuano ad essere varati provvedimenti tampone che marginalmente fanno fronte all’emergenza. Una situazione che sta rischiando di diventare esplosiva anche a seguito della crisi politica internazionale. A questo punto non possiamo perdere l’occasione di avviare un’autentica riforma del sistema elettrico e di approvvigionamento del gas. Muovendo dalla considerazione che il nostro Paese non dispone di gas ci chiediamo quanto tempo passerà prima di accorgerci che abbiamo la necessità immediata di stipulare contratti pluriennali di fornitura che garantiscano prezzi più stabili e più bassi rispetto a contratti di breve termine? Il sistema di approvvigionamento del gas potrebbe essere più flessibile e puntare su uno sfruttamento maggiore di canali non ottimizzati? Con una produzione di energia sbilanciata sull’importazione di materia prima dall’estero, quando si incomincerà a ragionare di differenti sistemi di approvvigionamento e innovativi sistemi di produzione, magari semplificando le procedure autorizzative? Tra il 2010 e il 2011 nel nostro Paese sono stati installati nove GW di fotovoltaico che garantiscono una produzione di energia superiore a quella prodotta da 10 centrali nucleari. Perché non si è intervenuti per correggere le storture dei sistemi incentivanti allora in uso e si è preferito abbandonare lo sviluppo di questa fonte alternativa? Perché i bonus edilizi non si rendono finalmente strutturali? Consentirebbero  interventi negli immobili esistenti per l’installazione di impianti di ultima generazione che andrebbero ad aumentare la produzione e allo stesso tempo conterrebbero il fabbisogno energetico degli stessi edifici riducendo la domanda di energia. Ha senso parlare di nucleare se la tecnologia a supporto sarà forse disponibile tra 30 anni? Nel mentre continuiamo a pagare in bolletta lo smaltimento delle scorie delle centrali che abbiamo dismesso decenni fa. Perché non si decide di intervenire sulle modalità attuali di fissazione dei prezzi che premiando i produttori poco efficienti determina un innalzamento generale dei prezzi? Perché la produzione di energia rinnovabile, gravata solo in piccola parte dagli aumenti delle materie prime, non garantisce l’approvvigionamento a prezzi costanti dell’energia elettrica ma viene fagocitata nel sistema ordinario di fissazione dei prezzi? Scaricare i costi sui clienti finali, attraverso aumenti dei prezzi dei beni e dei servizi, non è la soluzione poiché ne va della competitività delle imprese.

Se con il Covid abbiamo visto riempirsi i salotti di esperti virologi, medici di vario ordine e grado perché in tempi di pandemia energetica non si assiste ad un dibattito sul tema che getti le basi per un nuovo approccio alla risoluzione del problema e che guardi anche al mondo del trasporto fortemente penalizzato dagli aumenti dei carburanti? Siamo consapevoli che alcune risposte richiedono tempo, altre sono già in ritardo. I mercati non attendono. Le imprese si muovono con una velocità che nulla ha a che vedere con i tempi della politica, ne va della loro sopravvivenza. Per fronteggiare l’escalation dei prezzi le aziende possono agire sia singolarmente, affidandosi a esperti che già analizzando la bolletta riescono a individuare le opportunità di risparmio e che, attraverso una consulenza, possono fornire delle indicazioni sull’efficientamento dei consumi con interventi minimi, sia coralmente attraverso l’aggregazione tra imprese. Il consorzio Caem che conta 8mila imprese e da circa 20 anni opera a loro vantaggio opzionando grandi quantità di energia e gas ne è la dimostrazione. Queste due opzioni fanno nel breve la differenza che si traduce non solo in risparmio ma anche in stabilità» conclude Bernardi. 

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