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Caro carburanti, i benzinai: «Cittadini in ginocchio per rincari ingiustificati e speculazione»

Moreno Parin, coordinatore dei Gestori Carburanti di Treviso: «Il metano ha avuto un aumento del 150% negli ultimi mesi, mentre in questi giorni tocca a benzina e gasolio. L'UE deve intervenire subito»

Non bastava il salasso del caro-energia, ora a mettere in ginocchio i cittadini ci pensa anche il caro carburante che negli ultimi giorni sta causando grossi problemi sia a privati che aziende a tutte le latitudini. Una situazione già molto difficile e che, a causa della incertezza nella guerra tra Russia e Ucraina, rischia di peggiorare esponenzialmente entro il fine settimana. «Ad oggi chiunque usa un mezzo si trova a dover sopportare ogni giorno rincari ingiustificati e speculazioni - commenta Moreno Parin, coordinatore dei Gestori Carburanti di Treviso - Guardiamo per esempio il metano che ha avuto un aumento del 150% negli ultimi mesi. Si tratta di prezzi che lievitano anche a causa dei costi che le stesse compagnie petrolifere aumentano a monte ai privati, D'altronde, ad ogni guerra il prezzo del petrolio schizza sempre alle stelle sulla base di fortissime speculazioni internazionali».

«Mentre per il metano, di cui il 40% arriva arriva dalla Russia, i prezzi sul territorio sono spesso variabili e decisi a livello internazionale, così non è per la benzina od il gasolio, dove il costo è molto più livellato - continua Parin - Per esempio, ad oggi la benzina è difficile trovarla sotto a 1,95 euro a litro visto che il prezzo medio di mercato per un self-service è ormai di almeno 2 euro. Senza contare i rincari ingiustificati di diversi centesimi di euro sul servito. In riferimento al gasolio, invece, in questi giorni stiamo notando che a volte alcuni marchi lo mettono in vendita persino a prezzi maggiori della benzina (di media a circa 2,05 a litro) perché, nonostante tutto, è salita la domanda. In tutto questo ci tengo anche a sottolineare come siano totalmente fake news quei post che vengono condivisi nei social in cui si annuncia che alcuni grandi marchi starebbero svendendo il carburante per protesta».

Per Parin, al fine di cercare di risparmiare il più possibile in questo difficile momento, sarebbe utile consultare giornalmente il sito governativo dell'Osservatorio sui prezzi carburante a questo link: «Questo è sicuramente uno strumento molto utile, anche se a volte i prezzi cambiano di ora in ora o non vengono puntualmente aggiornati come si dovrebbe. E' dunque difficile dire quali siano le pompe più convenienti al momento, ma di certo mediamente il prezzo del carburante alle cosiddette "pompe bianche" dovrebbe essere inferiore. Ma anche questa non è una verità assoluta. Per questo motivo il mercato libero, a mio avviso, non serve a nulla in queste particolari condizioni. Devono essere lo Stato e l'Unione Europea ad intervenire per cercare di calmierare i prezzi. Basti pensare che già su domani è previsto un rincaro generalizzato, sui prezzi all'ingrosso nel mercato italiano, di 5 centesimi per la benzina e di 8 per il gasolio. Al fine di "risparmiare" consiglio quindi di fare scorta di carburante in questi giorni, perché il rischio di un ulteriore aumento dei prezzi nei prossimi giorni è dietro l'angolo».

Aumenti che permettono ottimi ricavi alle compagnie petrolifere alle spalle di cittadini e gestori visto che è risaputo che il guadagno di questi ultimi sulle vendite di carburanti non è in percentuale sul prezzo di vendita, ma un totale al litro (attualmente dai 2,5 ai 3,5 centesimi di euro al litro). Al contrario, le commissioni applicate ai gestori sui pagamenti con la moneta elettronica sono calcolate in percentuale sulla spesa effettuata (attualmente la media si aggira sullo 0,7%) e già questa percentuale è pesante visto che i tre centesimi al litro incamerati dai gestori corrispondono a circa il 2% del prezzo finale.

«I prezzi attuali sono del 18% più alti rispetto alla media dei prezzi del 2019 e già questo comporta un pari aumento delle commissioni sulla moneta elettronica, non bilanciato da un margine pro-litro inalterato rispetto all’aumento dei prezzi. Alla fine sui 50 euro di rifornimento il caro carburanti provoca un aumento delle commissioni del 22%, questo per l’effetto combinato del maggior costo pro-litro e la minore quantità di carburanti acquistata. I gestori si ritrovano quindi a pagare commissioni folli per un prodotto gravato per il 56% di tasse - conclude Parin - Non può essere normale pagare commissioni su accise e IVA, e non è normale l’essere ingabbiati in un sistema dove il prezzo lo decidono i petrolieri e dove il margine è stabilito da accordi sindacali totalmente avulsi dalla realtà delle gestioni. Senza una decisa inversione di tendenza da parte delle compagnie petrolifere, e pure del Governo per la parte di sua competenza, la normalità sarà l’abbandono degli impianti da parte dei gestori e una selfizzazione spinta della rete. Alla faccia del servizio e dell’assistenza al consumatore».

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